Serata particolare quella di ieri
in sala Ninna. Un po’ perché la voglia di godersi un film è tanta, ma la
capacità di concentrazione scarsa a causa di sogni verdi, giallo, rossi; un po’
perché fa il suo esordio assoluto Dario Argento con “4 mosche di velluto grigio”, pellicola del 1971 che, in finale, è
abbastanza riuscita a distrarmi piacevolmente da quei sogni…
…grazie alla sua natura
poliedrica: un po’ giallo, un po’ horror, thriller, una sceneggiatura bella
piena proposta dal regista romano con gran classe, desideroso di trasmettere il
pathos, la suspense o la drammaticità delle scene, senza urtare lo spettatore
disgustandolo con riprese troppo “forti”. Di strangolamenti, sangue,
colluttazioni vengono ripresi quasi sempre alcuni dettagli, facendo vivere a
pieno la scena, senza mostrarne altri atti eventualmente più a emozionare
“disgustando”. E la tensione rimane sempre bella alta.
Attori degni della sceneggiatura che
viene pure accompagnata da una colonna sonora molto particolare che sostiene alla
grande le emozioni.
Sogno e realtà si mescolano e si
confondono nella testa del protagonista in maniera intrigante e un finale un
po’ “forzato” alla "Lady Oscar" si scoprirà essere la rampa di lancio per un gran
bel botto.
Ho molto apprezzato questa pellicola, ma chissà… Non penso riuscirei
ad essere critico ora che anche il mio di sogno, come al dunque quello del
protagonista, sta per diventare realtà…
(Ste Bubu)
In questo film Argento mostra diverse doti originali, creativo dei simbolismi, virtuoso del montaggio (l'arrivo a marce ingranate nell'ufficio del simpatico detective), sa su cosa premere per ingannare e, quindi, affascinare lo spettatore, chiamando a supporto nella squadra anche le musiche di Morricone. La cura è tanta, quindi suppongo che quella recitazione "un po' così, con quelle facce un po' così" (la canadese Francine "Dalia" Racette, classe 1947, fa paura sul serio per come interpreta), si inscriva nella metrica artistica del regista, in ogni caso da approfondire.
RispondiEliminaAmmetto di essermi perso, non riuscendo proprio a capire quali fossero i "chi" e i "perché" dei misteriosi omicidi...accettando comunque la classica conclusione paranoica che mette tutto a posto.
Argento insiste di continuo a creare e sbalordire e, in questo film, starlo a guardare è un piacere senza rischi.