Recensione LXI:
Per il 61° appuntamento, in sala Uander, è presente anche l'altrà metà di Albert Aporty, Michela, bentornata. E non è vero che, quando ci sei anche tu, scoppia un casino e ci tocca guardare "La corazzata Potemkin" (magari!)...ne sia prova il fatto che, per l'occasione, torna al Cinerofum uno dei nostri maestri preferiti, François Truffaut, con un film entrato nella storia: "Jules e Jim", del 1962. La vera novità è l'assenza del Taigher, eh vabbè, supereremo anche questa.
Difficile questo film. Difficile se ci si sofferma a riflettere freddamente, se non ci si lascia scorrere addosso il ritmo incalzante che, sin dalle primissime immagini, pervade tutta la pellicola. E' una carezza ai sentimenti umani dell'amicizia e dell'amore, questo film. Jules, Jim e Catherine corrono, irrequieti, felici, vivi, angosciati dall'impossibilità di fermare il tempo ed il sentimento (il regista lo sa, ha un po' paura persino di veder volare via i sorrisi della protagonista, e allora li blocca in una stupenda scena scandita da fermi immagine che, a 'mo di scatti fotografici, li renderanno senza tempo).
Catherine, una Jeanne Moreau indimenticabile, può risultare fastidiosa, antipatica, egoista; ma come può non suscitare tenerezza un animo tanto forte quanto fragile, una creatura eternamente insoddisfatta dalla propria limitata condizione umana, dalla "banale" esistenza di ciascuno di noi, che obbliga a scegliere ("ogni scelta è una rinuncia" diceva qualcuno) senza poter assaporar tutto. Subito. Non sterile edonismo, ma paura dell'abisso che spinge ad agire con impeto e tempesta, con la rabbia di chi si sente all'angolo.
Per questo Truffaut, parlò di questo film come di "un inno alla vita e alla morte". Perché in quella corsa sul ponte, nei sorrisi di Catherine resi eterni dalla mdp (lei che sola può), in quella "Marseillaise" cantata da Jules, nella "locomotiva con la sigaretta al contrario", c'è la fetta di vita più dolce, ma anche un sorso del veleno più letale.
E' un tourbillon di emozioni, messe in mostra con delicatezza dal regista francese.
Si potrebbero scrivere pagine e pagine riguardo a questo film, ma sarebbe di per sé un atto d'aggressione verso lo stesso (idem il volerlo ridurre ad un mero sfoggio di trasgressività) che, al contrario, deve essere come quella corsa là, libera.
(depa)
Depa... mi hai messo voglia di vederlo!
RispondiEliminaAlvaro.
Sul fatto che ridurre tutto alla trasgressività sarebbe una cazzata, siamo d’accordo, ma io ho percepito anche parecchio egoismo dei tre amici e “amanti”.
RispondiEliminaForse l’amore anticonvenzionale e libero, alla fine dei conti, porta a quello o più probabilmente l’amore (inteso come “amore romantico”) in generale è un sentimento egoista a priori. Ogni uomo e ogni donna, infatti, ha la tensione naturale alla felicità personale e l’amore è sicuramente un passaggio obbligato per arrivare ad essa. E Catherine, Jules e Jim, per tutta la pellicola, inseguono questa felicità/amore, fregandosene altamente (e istintivamente) dei sentimenti degli altri, purché/affinché vengano soddisfatti i propri (semplificando: Catherine prima ama uno, poi l’altro; Jim, per poter vivere il suo amore per Catherine, “tradisce” Jules; a Jules interessa solo non perdere Catherine, a costo di "farla sentire in gabbia”, ecc.). E alla fine si arriva a quello che viene considerato da molti come il gesto più estremo d’egoismo.
Sono convinto che alcune pellicole, come questa, si percepiscano in modo diverso e con un’intensità diversa, a seconda del periodo che si sta vivendo. Fatta questa premessa, a me ha emozionato molto di più la recensione di Depa (e da questa ho preso spunto per il mio commento di sopra) piuttosto che il film, il quale non mi ha ne coinvolto, ne colpito particolarmente.
Nulla da dire a Truffaut regista (non mi permetterei mai!), vedi dissolvenze incrociate, fermi immagine e altre “finezze/stranezze” che ho notato qua e là, ma, l’unico momento in cui la storia mi ha incuriosito e affascinato è stato quando, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, i due amici, uno francese e l’altro austriaco, hanno entrambi paura di trovarsi ad ammazzare l’altro. Quello sì che era un tema, a mio gusto, molto interessante da indagare e sviscerare e invece è stato appena sfiorato, ma ovviamente, se così non fosse stato, sarebbe venuto fuori un altro film.
Fatto sta che sono rimasto davvero poco soddisfatto dalla visione di questa pellicola, ma mi rendo conto della soggettività del mio giudizio, quindi chiedo scusa a Truffaut e ai cinerofumiani :)