Ciao a tutti, l'altro ieri io ed Elena abbiamo deciso di guardare un film che consegnasse: a me un'altra prova della grande coppia Dino Risi / Vittorio Gassman, a lei un'altra versione, quella originale, di un film con Al Pacino che vide un po' di tempo fa...
"Profumo di donna", del 1974.
"Profumo di donna", del 1974.
Che film. Sarà che, ora come ora, nelle sale compaiono nullità come "Here After" (...) o banalità come "Il discorso del re" (dell'inaffrontabile "Turista" ho già detto), ma guardarsi indietro è davvero l'unico modo per mantenere viva la fiamma della passione.
Io, a differenza di Elena (strano ma vero!), non ricordo nemmeno se ho visto o no il remake hollywoodiano di Martin Brest del 1992, oscar alla regia (meritato senza se e senza ma al regista che annovera tra i suoi cult come "Beverly Hills Cop"), quindi non mi perderò nel divertente esercizio di confronto.
Ma di questo film, diretto da un mostro sacro delle nostre commedie "dolce-agre" ed interpretato dal Mattatore di Struppa, sento il bisogno di scrivere qualcosa, al fine, innanzitutto, di convincere i lettori a vederlo.
Bellissimo. Capolavoro o no, leccarsi le dita comunque, come ho già scritto. Film dal ritmo elevato (lento sul finale? Ma cosa vi scorre nelle vene?), e dalle parole "pesanti", mai lì per caso. Cuore e mente sempre in esercizio. Palato appagato. Troppo teatrale, troppo melenso...portare a casa, zitti e muti: niente lo è più della vita. Gassman disarmante; forse solo Vasco troverebbe le parole...
Zone di Genova che odorano di piscio, pesce, pellicce di bagasce...caruggi ormai sterilizzati dall'Expò.
Il cieco non vede, di più. And bla bla...ciò che vorrei scrivere è già nella regia color tramonto e nell'espressione fiera e triste del grande attore protagonista.
Un pensiero al "Ciccio" che accompagna Gassman in questo Torino-Napoli, Alessandro Momo, scomparso poco dopo le riprese, nemmeno ventunenne, sulla Honda 750 Four di Eleonora Giorgi. Prova indelebile.
Brava anche Agostina Belli, bellissima innamorata.
Centodue minuti di emozioni serie. Si ride o ci si chiede.
(depa)
Io, a differenza di Elena (strano ma vero!), non ricordo nemmeno se ho visto o no il remake hollywoodiano di Martin Brest del 1992, oscar alla regia (meritato senza se e senza ma al regista che annovera tra i suoi cult come "Beverly Hills Cop"), quindi non mi perderò nel divertente esercizio di confronto.
Ma di questo film, diretto da un mostro sacro delle nostre commedie "dolce-agre" ed interpretato dal Mattatore di Struppa, sento il bisogno di scrivere qualcosa, al fine, innanzitutto, di convincere i lettori a vederlo.
Bellissimo. Capolavoro o no, leccarsi le dita comunque, come ho già scritto. Film dal ritmo elevato (lento sul finale? Ma cosa vi scorre nelle vene?), e dalle parole "pesanti", mai lì per caso. Cuore e mente sempre in esercizio. Palato appagato. Troppo teatrale, troppo melenso...portare a casa, zitti e muti: niente lo è più della vita. Gassman disarmante; forse solo Vasco troverebbe le parole...
Zone di Genova che odorano di piscio, pesce, pellicce di bagasce...caruggi ormai sterilizzati dall'Expò.
Il cieco non vede, di più. And bla bla...ciò che vorrei scrivere è già nella regia color tramonto e nell'espressione fiera e triste del grande attore protagonista.
Un pensiero al "Ciccio" che accompagna Gassman in questo Torino-Napoli, Alessandro Momo, scomparso poco dopo le riprese, nemmeno ventunenne, sulla Honda 750 Four di Eleonora Giorgi. Prova indelebile.
Brava anche Agostina Belli, bellissima innamorata.
Centodue minuti di emozioni serie. Si ride o ci si chiede.
(depa)
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