Il fascino del perduto

Pochi giorni prima del natale, con Marigrade ed Elena, ancora una pellicola da incastonare nel 2018. Sospinto verso l'"Ariston" dal lavoro precedente del regista Paweł Pawlikowski, già un bianco e nero elegante e glaciale, "Cold war" ribadisce la sensibilità visiva dell'autore polacco. All'uscita amaro in bocca un po' per tutti (Elena schifata proprio, che severità ormai!), per quella che pare un'occasione sprecata, date le immagini e l'atmosfera di questo ennesimo racconto di un amore impossibile, in tempo d'idiozia.

Richiamandosi al tono bello e dannato della Nouvelle Vague più intensa, "Guerra fredda" cavalca la bellezza delle sue immagini, con sequenze che possono emozionare: la panoramica sulle sponde della Senna, tra innamorati che s'abbracciano protetti solo da un alone di luce e sottoponti che son già al passo successivo, o ancora un paesaggio che fugge là dal treno.
Ma il canovaccio è un libricino rosa, una storia da ombrellone che non tiene affatto il passo delle immagini. Poveri attori, coppia che buca lo schermo per fascino, strapazzati da sequenze ripetitive e scene elementari. Occasione persa perché le scene dei due tormentati, dal trucco sfatto, su di uno sfondo di piastrelle bianche fa sempre il suo effetto (e bisogna saperlo). Ma non è certo "smarrendo e reincontrando", con meccanismi più che semplici, due protagonisti ardenti di passione, e condendo il tutto con un bianco e nero di patina che si raggiunge l'alto cinema, o l'infernale amore.
Buon 2019 a tutti i 'rofumiani, speremmu ben.
(depa)

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