I papaveri della memoria


La settimana scorsa, lo stesso giorno in cui Gaetano faceva capolino da qualche parte a Cirié (13 agosto 2018), solitario in sala Valéry mi sono imbattuto in un prezioso frammento di cinema georgiano. Con la sola condizione che fosse un film straniero precedente al 1990, la mia ricerca mi ha difatti condotto presto alla voce Abuladze Tengiz (1924-1994) ed al suo "L'albero dei desideri" (1977). Sullo schermo i poetici "Quadretti di vita della  campagna georgiana prima della rivoluzione, tratti dai racconti di Gheorghij Leonidze", vividi scorci di uomini donne bambini evocati con forza e delicatezza dall'epoca del ricordo, sino a renderli eterni personaggi di ogni dove.

Si inizia tra il rosso dei papaveri, dove Tetra, cavallo bianco, crollerà morente e già c'è un insegnamento da non dimenticare, riguardo la misteriosità della Natura, crudele quanto generosa. L'erba di certi colli è pregna del sangue del nemico. Meglio non salirvi a pascolare. Dal romanzo rapsodico dell'autore georgiano menzionato nella didascalia iniziale, esce Fufala la solitaria truccata, vestita di stracci eleganti, sempre pronta ai ricordi (ma non stuzzicatela o ne sentirete...). Ancor prima fa il suo ingresso Marita, l'angelica figlia che dispensa sorrisi ai compaesani ritrovati e baci ai soldati in partenza. Poi l'arcigno anarchico già pronto per l'arrivo della tempesta (rivoluciòn!). Lungo le quattro stagioni pullulano di vita e magia. Tutti ma proprio tutti, nel piccolo villaggio rurale, sono salvi solo solo grazie alle poderose e protettive di Narghiza. Zio Zizikore a vigilare sulla propria frustrazione (desiderio represso). L'istituzione religiosa inveirà contro tutti i peccatori e dei due innamorati non resteranno che lacrime senz'occhi.
Da sottolineare l'uso peculiare del sonoro, con sottofondi che son richiami metaforici (come i ruggiti di belve durante un corpo a corpo, per citare il più immediato).
Povera dolce Marita, il fiore più bello è stato reciso.
Consigliatissimo.
(depa)

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