Procedendo lungo la celluloide sbobinata durante l'Annus Mirabilis della Contestazione 1968, i ragazzi dell'"Altrove" hanno organizzato un rendez-vous con Claude Chabrol che, proprio in quell'anno, realizzò una pellicola (in realtà non più) scalpitante sulla superficie scabrosa degli amori omo o, comunque, dei rapporti differenti. "Le cerbiatte" (t.o. "Les biches"), colpisce per il fascino dei suoi protagonisti e per la disinibita eleganza delle sue immagini.
Come non citare, allora, le rappresentanti di due generazioni di tenebrose dedite ad un approccio non canonico al piacere (sessuale ma non solo). La parigina, compagna del regista, Stéphane Audran (1932-2018, scomparsa lo scorso marzo) e la nizzarda Jaqueline Sassard, classe 1940, nota per personaggi ben più ingenui. Sono loro le due sinuose bisce che spargeranno polvere rosa, poi rossa, tra le stanze della sfarzosa villa rivierasca. Orso d'oro miglior interpretazione femminile alla prima. Poi, all'angolo maschile Jean-Louis. Trintignant, il III° incomodissimo via via più apprezzato: ancora una volta, fascinoso e imperturbabile.
In questa produzione italo-francese, il tempo scorre sospirante tra esuberanti gozzoviglie, stanche passeggiate e svogliate partite a petanque (su al parchetto all'ingresso del paese), scandito dalle musiche opportune (Pierre Jansen).
Il '68 parigino s'intravede in qualche affiche militante e nell'inedia chic di chi non frequentava piazze e strada in fiamme ("a caccia in Mozambico, fuori stagione...", questi sono i conflitti sociali), lassismo paradossale ma strutturale degli ambienti borghesi, generatore di qualunque possibilità (fantasie di cemento).
La m.d.p. del regista parigino, con la consueta leggerezza, danza circolarmente attorno al peccaminoso triangolo sul Golfo di Saint Tropez. Non si comprende la stupita insofferenza di Frédérique nel finale, se non nell'ottica dello stato confusionale dei protagonisti, che sfiora i corpi e obnubila le menti o in quella della leonessa senza rivali. La "sua" Gelosia ad alta gradazione è la stessa con cui ha svezzato Why (not?), jeu pericoloso al termine del quale non resta che bere e spogliarsi.
(depa)
Tutto vero... aggiungo una citazione sui due personaggi secondari, anch'essi funzionali all'opera. Due "schiavetti" del denaro di Frederique, sembrano due cagnolini, finche' uno di loro alza la testa (scodinzolando) per dire che "lui e' rivoluzionario! Se una cosa non gli va la ribalta!", un paradosso in un periodo storico di vere rivoluzioni di piazza, vista la poverta' intelletuale e di carattere del personaggio. Voglio dire, e' una frase buttata li' nel film o una critica sociale ai "borghesi finti rivoluzionari" del tempo? A chi conosce meglio Claude Chabrol la risposta, io me la viaggio e ringrazio il cinerofum per avermi riportato nel magico mondo del cinema e il sopracitato autore/ regista per lo splendido e tesissimo finale.
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