Ieri sera ancora "Intolerance '68", all'"Altrove". Secondo appuntamento colla rassegna dal sottotitolo "La lutte est finie". Mai dicitura più infausta, chiedere ad Elena dopo che ha abbandonato la sala come una volta, come se sotto i suoi occhi non fossero scorsi chilometri di celluloide. Tutto merito di Carmelo Bene (1937-2002) e del suo "Nostra Signora dei Turchi", del 1968. Pellicola di contest-auto-contestazione, provocatoria quanto incomprensibile, ambisce ad una demolizione cinematografica coinvolgente tutte le sue componenti (immagine, suono, parola)...compreso il pubblico in sala.
Viaggio interiore dell'autore salentino tra '500 e '900, tra sacro e santo, tra profezia e profano, dissacrante incazzato ironico. "La palma, dov'è?" (profetizzato il "Leone" che non è). L'innanzitutto indimenticabile faccia da schiaffi se la ghignerà ogni volta, da lassù, per tutte le due ore (sì, versione non-incensurata), sopra alle reazioni pubbliche dinanzi al delirio del non-sensato xavierbardem delle Puglie, a parte la scalpitante ed irrequieta a 360° sperimentazione audio, video, filtri, luci, musica, colori, parole, dialoghi, lettura. "Ah gli uccelli!". Nella 2a parte, l'overlapping prevarrà, evitando inutili ascolti di parole. "Non era la prima volta che si buttava dalla finestra". No no. Qui trattasi di chi lo faceva tutte le mattine.
Non che sia facile "seguire" il viso stralunato di Carmelo, difatti non facciamolo: vero Ele? ("Condominio idioti!")
(depa)
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