Andate a vedere "A Ciambra". Recuperate, nelle dimenticate sale cinematografiche dello Stivale che lo propongono con tenacia, questo piccolo grande film diretto, ancora una volta, da un italo-americano. Jonas Carpignano, newyorkese de Roma classe 1984, non ha creato certo nulla di nuovo, ma la sua opera seconda ha intensità e bellezza tali da emergere nel putrido scenario del cinema massificato.
Polemica fondata a parte, Carpignano, col suo Pio Amato, ha portato sul grande schermo una storia di emarginazione sincera, autentica, dove, è vero, chi è imbevuto di preconcetti troverà altra libagione (come, del resto, in tutto ciò che lo circonda); ma non ho dubbi che, chi vorrà andare oltre, potrà addentrarsi nei meandri di un conflitto sociale che è in atto da secoli, senza collegare gli effetti alle prime cause che gli saltano nella zucca. Lotta con quartiere, questa, approntata nei soliti campi di battaglia: periferie, nuovi quartieri popolari, baraccopoli, non luoghi dove accumulare con dovizia il "brutto" che offende il buon costume. Scontro con le consuete armi d'offesa (da ambo le parti, così come da parte dei soliti terzi: benpensanti, giornalisti, giudici e carcerieri). Scontro che lascia feritoie dietro le quali fugaci sorrisi, abbracci, giochi, sono l'unico ossigeno che permetta ad un ragazzino di respirare, sopravvivere.
Ovviamente, essendo un ottimo film, "A Ciambra" non vi tedierà con queste mie riflessioni, mostrando "solo" i fatti, narrando una frammento di vita familiare lontana dai nostri salotti, dipingendo un emozionante quadro materico, dalle tinte forti e vive.
Superficie scabrissima su cui corre, salta, scappa, agguanta, ruba, sfreccia Pio Amato, ragazzino rom che recita come il più scafato del set. Da applausi.
Superficie scabrissima su cui corre, salta, scappa, agguanta, ruba, sfreccia Pio Amato, ragazzino rom che recita come il più scafato del set. Da applausi.
Pure impreziosito da momenti onirici ben incastonati nella fredda, sporca ed umana vicenda della famiglia Amato, la pellicola non ha sbavature, né smarrimenti, restando estremamente compatta e lucida.
Fidatevi, una delle rarissime perle di questo 2017 (a quanto visto...e quanto a speranza): da non perdere.
(depa)
Bentornato amico cinema!
RispondiEliminaSuccede che in Giamaica sia stato organizzato il "European Union Film Festival", sette serate di cinema itinerante tra Knigston, Treasue Beach e Montego Bay, sette film, sette paesi europei rappresentati. La console italiana Carla Gullotta ha selezionato come rappresentante del nostro paese il suddetto "A Ciambra". Io e Tory, amico e proprietario della guest house che mi ospita nella capitale, ci dirigiamo al Teatro 49 nella sua vecchia universita dove il film verra’ proiettato, e si (ri)parte...
Adorabile riscoprire il fascino di riprese a spalla che seguono passo passo il giovane protagonista e spesso sfociano in primi piani di intensita rilevante (quelle della madre di Pio su tutte), fondamentali per farci sentire li', accanto ai personaggi di questa storia di vera e crudele poverta', seduti intorno a quel piccolo tavolo ubriachi di vino con tutta la famiglia Amato o per strada con Pio e suo fratello o ospiti di una festa ghanese, sedotti dalla loro ospitalita' e dalla bella ragazza nigeriana. Ci si stupisce, si riflette, si soffre, ma alla fine i buoni sentimenti prevalgono facendoci andare a casa un po' piu fiduciosi nell'umanita'.
Bravissimi gli attori, immagino guidati alla grande dal regista.
Tutti in sala hanno apprezzato, seppur ho notato che un film con questa tematica abbia colpito meno i locali peche' purtroppo descrive una realta di poverta’ e ignoranza qui parecchio piu "ordinaria".
Bless up!
Vi ringrazio per avere citato il film.Secondo me ' molto bello e ha un valore di testimonianza in una Italia dove e' difficile praticare la solidarieta'
RispondiEliminaI commenti degli spettatori giamaicani sono stati centrati sull'aver scoperto che l'emarginzazione e la violenza che si vivono qui sono presenti anche in mondi diversi ed hanno gli stessi meccanismi
Vedo che manca la mia firma e mi scuso. Sono Maria Carla Gullotta
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