100 modi per

E via, si parte con questo mese di cinema giornaliero. Ancora con le retine appoggiate tra il verde e l'azzurro del Galles, resto a chiacchierare con Peter Greenaway. Nel 1988, il teorico e creativo autore cinematografico realizzò un film marcato a fuoco col suo stile, con la sua poetica, con la sua visione: "Giochi nell'acqua" (t.o. "Drowning by numbers") ha lo scherzo sfrontato, l'immagine ricercata (pittorica) e il terrore per la donna....

Dopo l'oppressiva e antica avventura di un architetto, il nostro P.G. torna a ciò che gli è più consono, cioè il gioco, con cui tutto potersi permettere, il tono marcatamente grottesco, con cui beffeggiare. Le accurate composizioni si susseguono sul proscenio (accompagnate dalle consuete e a lui consone musiche di Nyman), rilanciando di giro in giro il gioco della vita; ecco la giostra delle nostre esistenze per Greenaway,  ronde gaelica macabra e sorridente. "Il complotto della Torre d'Acqua" è il simbolo della vena maschilista, sterile, che concede al maschio un illusorio dominio (i tre soli primi piani sono sui volti delle tre "sofferenti ed afflitte" dinanzi ai propri "annegati"). Pure questa fatale Lotteria del Nord (ultimo numero, ovviamente: il morto) racconta di un caso che non c'è.
Tra i film più lineari del regista, risulta, consci di parlare di uno degli autori più dissacranti ed innovativi, un tantin artificioso (100: W. Anderson l'avrà pur visto). Ma lo sono anche le probabilità e e gli imprevisti della nostre partite sociali.
(depa)

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