Il 24 aprile sera non s'è scovato nessuno. Niente compagnia, no risate, né chiacchiere. "Ma che problema c'è?! Anzi, meglio...", difatti il Cinema offre sempre un'alternativa: come incontrare Vittorio De Sica, il quale, traendo vantaggio dal traffico assente, ha potuto parcheggiare al volo ed entrare in sala Valéry con "La ciociara" sotto braccio. Pellicola della grande annata 1960, mostra il meglio del cinema italiano dell'epoca: regia e scrittura solide e interpretazioni all'altezza, fosse anche una sola...
Tutto quadra e contribuisce al risultato finale. Da una parte, la regia dell'autore sorano colpisce per la commistione di immediata e raffinatezza (nonostante ai tempi fosse già una firma affermata), con inquadrature incisive come la soggettiva a bordo del furgone che coglie Rosetta e Cesira sul muretto (nella celebre sequenza che portò all'ancor più nota locandina), per non parlare della zoomata "clou". Dall'altra si percepisce il sapiente adattamento realizzato dal luzzarese Cesare Zavattini (1902-1989). Penso al taglio della parte finale del romanzo, compiuto con ottima sintesi, con una "compressione" degli angoscianti eventi narrati sul finale dell'omonimo romanzo di Moravia in un grido e un pianto. De Sica e Zavattini uniti da una naturale sintonia artistica, plasmarono il racconto del film come due artigiani che collaborano da anni (la scelta di spostare la passione tra Michele e Cesira, invece che Rosetta, andava già da sé, figurarsi con la Loren di mezzo).
Terzo elemento che contribuisce al risultato eccelso, la sorprendente interpretazione di Sophia Loren. Raf Vallone ci mette il fisico statuario, Jean-Paul Belmondo sguardo vivo e tenerezza; ma è lei la "mattarice", questa volta. Nonostante tutti continueremo, ricordando il film, a dipingere col pensiero il volto della Magnani, quasi unanimemente riconosciuta come la "figura" perfetta per Cesira, tenace e piacente il giusto (non certo così "devastante", altrimenti altro che Rosetta...), dovremo compiere un doveroso e riconoscente sforzo, perché una Sophia Loren così naturale, caparbia, disperata, autentica donna colle ciocie, senza troppo togliere al resto della sua carriera, è qualcosa che lustra gli occhi. Il gossip dietro all'avvicendamento delle due attrici è piuttosto noto) e ringraziamo calorosamente la Magnani per aver ceduto con eleganza di fronte ad anagrafica e posizione scomode (Ponti), permettendoci la visione magica ("la prima credo", offre lo spunto Emilia, figlia del regista) di una Loren mamma, vivace, fresca, ciociara, potente, bellissima.
(depa)
Eccolo! Impossibile non scrivere un commento "free style" dopo aver visto questo super film! (e aver letto la recensione di Depa).
RispondiEliminaSono sempre stato affascinato dal periodo storico della seconda guerra mondiale e dunque i film che lo hanno raccontato hanno sempre, bene o male, attiratto i miei consensi, ma questo li supera tutti! La drammaticita' generale di quei giorni arriva fortissima allo spettatore attraverso la complicita', le speranze, l'amore, la paura, il terrore, lo sconforto e la disperazione di queste due giovani donne, madre e figlia, protagoniste di questo capolavoro firmato Vittorio De Sica. Interpretazioni da Oscar per Sofia Loren e Eleonora Brown. Come ha scritto Depa, in questo film “tutto quadra e contribuisce al risultato finale”. Egregio.