Dopo un sabato vissuto da
leoni (giamaicani), la domenica sera ero decisamente cotto, così ho deciso di
buttare su un altro filmetto nella piccola, ma accogliente, Sala Roots.
“Nirvana” (1997) è il primo film che vidi di Gabriele Salvatores,
quando ero ancora uno sbarbatello che ignorava la bellezza e la varietà di
questa arte che noi 'rofumanti tanto amiamo…
Allora questa pellicola mi
colpì molto per la sua dinamicità, per una trama decisamente attuale e dal
sapore rivoluzionario, trasportata nella fantascienza in un mondo futuro non
così difficile da immaginare, più qualche spruzzata di comicità niente male.
Tutto questo l’ho percepito e apprezzato ancora oggi, ma ho notato in questa
pellicola anche qualche punto debole.
Il personaggio di Stefania
Rocca, per esempio, decisivo per la risoluzione della trama, poteva essere meglio
proposto e caratterizzato, mentre dal suo ingresso in scena in poi, il film
perde di ritmo e comincia un po’ ad annoiare. Il finale, scontato, ma ben delineato,
risolleva solo in parte l’opera.
Buona la fotografia di Italo
Petriccione e il lavoro scenografico svolto da Giancarlo Basili.
Solita ottima prestazione di
Diego Abatantuono sotto la regia del suo amico e primo mentore. Buone le
interpretazioni anche di “Joystick” Sergio Rubini e del protagonista Christopher
Lambert.
Voto 6. Anzi… 6+ per il cameo
di Paolo Rossi che è troppo, troppo divertente!
(Ste Bubu)
Quando lo vidi al cinema, diedi il via ad un mugugno lungo 15 anni. Il mio solito snobismo adolescenziale? Un po' sì, senza dubbio. Il film, rivisto ieri, mi ha divertito; buon ritmo e alcune riflessioni affascinanti, magari non esaudite completamente, sul controllo delle nostre esistenze (o sulla nostra paura di cambiare, "Perché mi fai tutto ciò? Lasciami stare, ti prego"). Oltre al solito, mitico Diego.
RispondiEliminaI punti deboli, secondo me, stanno nella vecchia e cara combriccola di Salvatores, fatta di amici simpatici sì, ma privi dello spessore che possa supportare il taglio da action-movie che, merito a lui, Salvatores è riuscito a rendere. Paradossalmente, Amanda Sandrelli risulta la più adatta, stralunata e inconsapevole, mentre Lambert, per me, così così. Questo per dire che ciò che rende il tutto un po' casereccio non è la singola "nostrana" interpretazione (Bisio, a modo suo, è credibile, Rubini pure, Catania al limite), ma il sapor di "Zanzibar" che pervade questa volitiva pellicola. Che per me resta una fanta-spaghetti gradevole.
Per il resto sono d'accordo (si sarebbe potuto sviluppare meglio la figura della "Naima" Rocca, che risulta un po' affrettata, con qualche salto narrativo-emotivo), regia, sceneggiatura, fotografia e scenografia...