Ueilà ‘rofumanti! Com’è? Ecco
la mia prima recensione direttamente dalla terra di Jah!
Giovedì sera, in Sala Roots (alias
la mia nuova abitazione in Port Antonio, Portland, Jamaica), ho buttato sul mio
piccolo schermo un Mario Monicelli. “La
mortadella” (1971) è una pellicola frizzante soprattutto per la prestazione
di Sophia Loren, ammagliante in certi sguardi, accattivante nella recitazione e
amabile nelle esibizioni canore. Interessante la critica che Monicelli muove nei
confronti della società USA, capitalista e meschina, ma anche ai movimenti di
ribellione italiani degli anni ’70, basati su sani, ma fragili principi.
Michele Bruni (Gigi Proietti)
incarna questa seconda critica, da operaio militante di sinistra si è infatti
trasformato in migrante servile e Maddalena (Sophia Loren) lo molla.
Il film è ambientato a New York,
città simbolo degli Stati Uniti e del sogno americano, dalla quale Maddalena
non si fa soggiogare. Vorrebbe conquistarla e non tornare in Italia, ma
mantiene sempre uno sguardo giustamente critico nei suoi confronti, che è lo
sguardo di Mario e che è il nostro.
Il giornalista del Daily News, Jock Fenner (William
Devane) sarà l’unico in grado di affascinare la scatenata operaia napoletana
per portarla a conoscere la città e i suoi lati oscuri, ma anche lui finirà
scaricato.
Maddalena si sarà così
liberata di tutte le costrizioni impostale dalla società e dalle bassezze umane.
Da segnalare le comparsate di
Danny De Vito e Susan Sarandon.
In conclusione giudico questa
pellicola, non una delle migliori opere del maestro, ma comunque una commedia godibile e dal messaggio condivisibile.
(Ste Bubu)
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