Piccola ascia, sei scheggiata

Una settimana fa, mercoledì di cinema, Elena ed io ancora nelle sale. Si aggira dinanzi alle poltroncine rosse l'ultimo film del romano Matteo Garrone, la fiducia in lui accumulata mi permette di affrontarlo senza paure. "Dogman", presentato allo scorso Festival di Cannes ottenendo applausi ed una Migliore Interpretazione Maschile per l'immenso intenso Marcello Fonte, ci ha lasciati infatti col dolce gusto del bel cinema sporco, quello che picchia duro echeggiando note soavi da botte, sangue e croste. Scenografia eterna d'ogni dimenticata e nascosta periferia.

Attacco mordente. Scioccante, stupendo. La fotografia patinata, che supponevo erroneamente la stessa del "realistico" precedente (qui è di Nicolaj Brüel), qui sta il magico effetto, non cozza per nulla con sporcizia, incuria e disordine in giro per la darsena laziale. Anzi lo splendido degrado, che Il Cinerofum adora e difende, è restituito in tutto il suo valore. Se non altro perché suggerisce una realistica conseguenza, un'autentica scaturente, piuttosto che la causa mendace, la mussa scatenante (insomma la balla in TV, area break, parlamento...al cinema, sigh).
Marcello e Simone (anzi, Marce' e Simo'), coppia d'oro delle borgate, si spostano a piedi, cani al passo, o sfrecciano su una Ducati nei pochi metri quadrati del loro piccolo grande regno (coi suoi re, cortigiani, boia, e birri). Rapporto complicato, il loro (uno è amato da tutto il quartiere, l'altro no...); ma con un suo equilibrio (quello della paura). Sino a quando il debole diventa così debole, da divenire il potente (rimescolando le carte del castello). Una manciata di secondi (per noi) di terrificante e grandioso espressionismo galeotto...mai un anno è stato così lungo...e qualcosa può spezzarsi. L'asticella dei gesti viene spostata (tanti Simo' in divisa o giacca, sparsi per le nazioni, provocano la stessa reazione, o almeno dovrebbero). Il suono inquietante, sempre incombente dall'orizzonte minaccioso, fa irruzione e assorda le menti. L'intensità della pellicola tiene testa a questo processo di attesa e rottura. Il ruggito di Simo' farà scattare il sibilo di Marce', quale sia del diavolo e quale dell'umano è difficile dirlo. Meglio non farlo, quindi, e gustarsi questo regista pazzo per le pozzanghere (bagnate sporche), forse perché solo loro paiono vederci dritto.
Una domanda per Marce': quindi come uscirne ora? Che poi è la stessa che potremmo porci tutti.
"Oscar" a Marcello Fonte.
(depa)

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