Durante le festività sacre del maiale, in sala Valéry, è passato un regista francese sconosciuto al 'Rofum. Eppure, Claude Sautet (1924-2000), cresciuto nel pieno del ribollir parigino cinematografico, cresciuto tra Becker e Franju, ha dalla sua l'immediatezza e l'efficacia delle sequenze, con cui, in questo caso, insegue tre cuori maledetti sbatacchianti tra loro. Cuori infelici, ma solo uno per sempre solo. "E' simpatico, ma gli romperei il muso" (t.o. "César et Rosalie"), del 1972, scorre veloce lungo il dolce tracollo del protagonista, interpretato da un Yves Montand da ricordare.
Gira Solitudine
Una decina di giorni fa, col caro seguito di Elena, più quello sorprendente dei due "Grimaldi", mi sono diretto verso vico San Matteo per l'unico film affrontabile. Otto anni dopo il suo ultimo lavoro, il pittore e regista newyorkese Julian Schnabel ci porta ancora una volta tra i grandi della sua prima arte. Anzi, un grandissimo: "Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità" colpisce per il taglio e la resa registica, come per l'interpretazione del protagonista, Willem Dafoe, così efficace da consegnarci tutte le intime sofferenze del artista olandese.
Il fascino del perduto
Pochi giorni prima del natale, con Marigrade ed Elena, ancora una pellicola da incastonare nel 2018. Sospinto verso l'"Ariston" dal lavoro precedente del regista Paweł Pawlikowski, già un bianco e nero elegante e glaciale, "Cold war" ribadisce la sensibilità visiva dell'autore polacco. All'uscita amaro in bocca un po' per tutti (Elena schifata proprio, che severità ormai!), per quella che pare un'occasione sprecata, date le immagini e l'atmosfera di questo ennesimo racconto di un amore impossibile, in tempo d'idiozia.
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