L'altroieri sera (è sempre l'altroierisera), di nuovo in Sala Valéry, Elena ed io a conoscere, o riconoscere, il regista inglese Guy Ritchie. Nato nel 1968, questo ragazzo senza diploma arriverà ad esordire dietro la camera, nemmeno ventenne, con un film di cui si parla ancora (nonché, subito dopo, a sposare quella là, come si chiama? Ah sì, Madonna): "Lock & Stock" (sottotitolo italiano "Pazzi scatenati", t.o. "Lock, Stock and Two Smoking Barrels"), del 1998, è una crime (& drug) story a ritmo di rock. Vent'anni dopo un po' d'effetto è sceso, però che botta a quella visione...
Ci sono pure io tra gli zueni (presumibilmente) che furono travolti dalle pazze idee di questi ragazzi dell'East End londinese e dalle reazioni scatenate nei duri del quartiere (che sarebbe meglio non fare incazzare). Ed è stato con un po' d'aspettativa che mi sono ripresentato a questo primo film di Guy. Tutto bene, come ricordavo, ma alla lunga questo tipo di cinema, con le musiche (cool) in prima linea e personaggi senza cervello o scrupoli, pronti a tutto per il malloppo, ha dovuto fare i conti. Con la frustrazione di vedere relegare quest'estetica (colonna sonora, montaggio, dialoghi) al genere adolescenziale delle bande criminali pazzerelle. Tant'è che molti dei protagonisti di questo audace colpo leggermente sfuggito di mano andranno a rimpinguare le filmografie per liceali di registi proliferati dall'occasione (l'ex tuffatore Jason Statham, l'ex calciatore Vinnie Jones, non l'ex pugile Lenny McLean, cui il film è dedicato...).
Ma vedere con gli occhi dei grandi quello che, va detto, fu un film ben studiato e realizzato, in cui Ritchie, dopo un'oretta d'apparente blanda disposizione delle pedine, sempre a cavallo della sua floating camera, infuse tutta la sua evidente energia di ragazzo, rischia di non fornire l'ottica corretta. Perché ritmo e spregiudicatezza vi furono. Una forza ed una sensibilità del tutto nuove? Assieme al connazionale Boyle, più anziano e più nordico, certamente scosse un cinema intorpidito nei temi. Ma, sfruttando il poi ed il senno conseguente, diciamo che una meteora non lascia traccia nel firmamento e, dopo vent'anni e un'occhiata alla filmografia, la stella di Ritchie s'è fatta distante e fioca. Sigh.
(depa)A
Visto una vita fa, e' stato come se l'avessi visto per la prima volta. Il ritmo, la trama intrecciata a dovere e un finale al miele ci sono, ma analizzando il film con l'occhio (non piu' tanto) esperto del cinefilo appassionato del genere, ci si rende conto che manca qualcosa. Penso ai capolavori anni '90 di un certo Tarantino (Le iene e Pulp Fiction) e credo che quello che manca a questo film siano due cose fondamentali: il colpo di scena e soprattutto il personaggio che fa la differenza, quello che colpisce l'immaginario collettivo, quello che rimane impresso nella memoria uscendo dalla sala (Mr Blond e Mr Wolf della situazione, per capirci). Il risultato e' dunque un filmetto d'intrattenimento per gli amanti del gangster movie, ma decisamente troppo "piatto" e a tratti quasi noioso.
RispondiElimina