Recensione LXXII:
Super solitario il cinerofum questa settimana! Sento odor di debacle per il nostro amato cinerofum. Ma una ventina di mesi di film di altissimo livello ed un metodo investigativo cinematografico ormai avviato possono concludersi con un "missione compiuta". Ieri sera, chissà in quale sala, ha fatto ingresso nella nostra moribonda iniziativa un grande regista francese, classe 1922, tra pochi giorni novantenne: Alain Resnais. Il film è "Mio zio d'America" del 1980.
Super solitario il cinerofum questa settimana! Sento odor di debacle per il nostro amato cinerofum. Ma una ventina di mesi di film di altissimo livello ed un metodo investigativo cinematografico ormai avviato possono concludersi con un "missione compiuta". Ieri sera, chissà in quale sala, ha fatto ingresso nella nostra moribonda iniziativa un grande regista francese, classe 1922, tra pochi giorni novantenne: Alain Resnais. Il film è "Mio zio d'America" del 1980.
Consiglio la visione di questo film a tutti; per l'originalità della struttura (niente di nuovissimo, può darsi, ma con un carattere proprio), per una fotografia tutta francese, sul giallognolo pastello, fatta di laghetti, isolotti (terra del regista, Vannes, nord ovest di Nantes, Britannia), barchette e granchi, di completi, occhiali e capelli anni '70; ma soprattutto per la solida linearità di quest'opera che può sembrare confusa, fine a se stessa, mero esercizio nel campo del cinema d'autore. Il ritmo, invece, è incalzante (tale per cui non si può commentare nulla in sala Uander per quasi tutte le due ore, per non perdersi nulla dei dialoghi), le vicende sono narrate con tocco delicato, nulla di profondamente e pesantemente psicologico, bensì una sottile ed accattivante analisi dei comportamenti umani (e quindi animali...), con l'artificio della voce fuori campo del filosofo-scienziato Henri Laborit, che imprime in questa fantasiosa pellicola anche l'impronta del documentario. Trovarsi, o no, d'accordo con le teorie (nemmeno così astruse, ma limitate e un po' troppo razionali) del "luminare" francese è un dettaglio insignificante. E' la scintilla che questo film provoca a rendere le due ore trascorse davanti allo schermo costruttive (almeno sul piano cinematografico!).
Divertenti molte scene, tra cui quelle in cui i protagonisti della pellicola vengono "fisicamente" sostituiti da controfigure analoghe a quelle utilizzate dal Dr. Laborit nei suoi esperimenti da laboratorio (nome omen...). Anche se il sommo della felicità sarebbe vedere, un giorno, i ruoli invertiti. Morte alla Vivisezione, contro ogni tipo di sperimentazione sugli animali, sperimenta su tuo figlio o tua madre, maledetto!
Vabbè, scusate.
Però il film è qualcosa di davvero unico.
(depa)
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