Il percorso psicomagico, di Alejandro Jodorowsky raggiunse, nel 1973, la sua vetta, proprio lassù: "La montagna sacra" parte come eresia surrealista, poi construens sino a raggiungere la piena libertà interiore, frutto di tutti i sentieri spirituali tracciati, conclusione di quello che, in ultima analisi, non è che un gioco.
E' proprio lui
Ieri sera sono ritornato nella bella sala allestita dai ragazzi della "Pellicceria Occupata". In programma è l'ultimo film della mini rassegna "Folk horror" ("Oltre il velo di maya, la mostruosità divina della natura"): "La pelle di satana" è un film inglese del 1971, diretto da Piers Haggard; in esso gli autori paiono aver inseguito, più che originalità o effetto a sorpresa, il rigoroso rispetto di tutti i canoni del genere.
Ha visto un drago
Ieri sera, al Corallo, l'ultimo iraniano della minirassegna "Nuovo Cinema Teheran". Un film che non t'aspetti, un film che se venisse dagli U.S.A. non andrei a vedere, un film che scalpita per uno stile proprio, tra montaggio, fotografia e sonoro che sembrano rivendicare una propria identità; ritrovandosi, purtroppo, nelle vesti di fake hollywoodiano che brancola nel buio. Caro Mani Haghighi, hai 47 anni, suppongo che anche tu abbia capito quale pastrocchio sia poi diventato "A dragon arrives!", il film che hai presentato all'ultima Berlinale...
Terra dagli occhi tristi
Proseguendo lungo il percorso del "Nuovo Cinema Teheran", domenica scorsa ho fatto tappa presso "Nahid", pellicola d'esordio della regista iraniana, classe 1980, Ida Panahandeh. Si tratta della storia di miseria e d'amore della bella e tenace Nahid, disperatamente braccata da leggi e regole non scritte assurde, ma sempre pronta a procedere, a qualunque costo.
Balla, Vlad occhi dolci
Come promesso, eccomi al secondo appuntamento col "Nuovo Cinema Teheran". Ieri è stata la volta di "A girl walks home alone at night" (2014). Diretto dalla statunitense Ana Lily Amirpour (nata a Londra nel 1980 e di origini iraniane), è un horror in b/n elegante e flemmatico (doveroso narrando d'un discendente del Conte Vlad), con sound e atmosfere da western al nero di seppia: smorzata la cupezza, esaltata l'ironia.
Alzarsi da soli
Nel tardo pomeriggio di ieri sera sono riuscito a vedere, prima che sparisse, il primo di quattro film del ciclo "Nuovo Cinema Teheran". Nella "FilmClub" del Sivori è stato proiettato "Un mercoledì di maggio", pellicola del 2015, scritta, diretta e interpretata da Vahid Jalilvand. Esordio alla regia promettente, dove una realizzazione che vuole essere soprattutto veritiera ed efficace, come molto buon cinema iraniano ci ha abituato, si accompagna ad un impianto che genera anche riflessioni altre.
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