Un annuncio di qualche mese fa; un trailer, invero piuttosto malriuscito, a ricordarcelo. Finalmente il regista Claudio Caligari (1948-2015), dopo 32 anni, torna col suo cinema duro e tossico. Ciclo cinerofumiano "robba", ai suoi massimi livelli. Pasoliniana sintetica, lo scarto delle città genera organismi vivi, di corsa, rabbiosi e confusi: pronti a morire. "Non essere cattivo" è tachicinema dall'intensità stupefacente.
Non c'è rischio di scambiare per semplici macchiette i due protagonisti, Cesare e Vittorio (ben lontano il cinema bestiale delle commedie demenziali hollywoodiane). Come per "Amore Tossico", cono gelato e droga percorrono lo stesso lungomare (rispettivamente al 10% e 90%), questi gli ingredienti delle giornate di molti. Non c'è un attimo di respiro, le immagini braccano i due ragazzi, circondati da voci e volti mescolati ad alta speed (+coca). Tutto perfettamente lineare, tutto già scritto, nessun colpo di scena, anzi. Finisce come doveva finire. La perdita di ormeggi, la folle corsa contro un muro. Pare tutto risolvibile, ma a pensarci bene, la creatura è già andata, lo schianto già stato. Ma il come e il quanto, in questa pellicola assumono valore distintivo: non solo come Caligari e collaboratori abbiano affrescato questo quadro nascosto nelle periferie e nelle ferite generazionali coperte in fretta e furia, ma il grado di profondità che hanno voluto raggiungere, toccando tutto, sporcando tutto, mangiando, bevendo, rubando tutto. Ecco perché non posso lamentarmi di un finale prevedibile, se devo ancora prendere fiato. Le interpretazioni sono l'altro punto di forza di questa pellicola. Il romano Luca Marinelli, tremendamente realistico, diverrà cult incoronato, ci scommetto.
E' un cinema che manca. E Caligari lo faceva in maniera unica. La m.d.p. non è mai di peso, ma si fa insetto silenzioso, o angelo custode di questi caduti ancora vivi (la sequenza in bagno, con Linda intenta a vendicarsi) . Fortuna che prima d'andarsene sia riuscito a raccontarci un'altra opprimente storia di amore ed elefantini rosa.
Come ha detto Marigrade: "Godetevelo. Gustatevelo". Uscite e chiedete questo Cinema: pagate 'sto biglietto.
(depa)
Per la cronaca: in realtà Marigrade non è convinta della validità della pellicola ("regia televisiva, storia ammiccante e prevedibile, attori bravini"...). Premesso che quei "godetevelo" racchiusero, quindi, un'ironia che non riesco a comprendere, prendiamo atto della candidatura all'oscar come film straniero. Oscar non indicativi, certo, ma del fatto che in Italia oggi, quanto a Cinema, non siamo messi benissimo, forse sì.
RispondiEliminaPer smettere di sognare.
RispondiEliminaPer non sognare mai più.