Arte che incontra

La "Cineteca Bologna Distribuzione", sempre più attiva, in questi giorni propone al pubblico italiano "Visages, voyages", un road art movie, o street film art, insomma un originale percorso lungo provinciali francesi e sentieri artistici (presentato a Cannes 2017), per scoprire volti ed incollarli al muro della memoria, sin quando regge. Autori: la regista belga Agnès Varda, autrice del "Cléo..." (1962), nonché compagna di sempre del grande J. Demy, e l'"artivista" parigino JR (Jean René). Un incontro stimolante tra il cinema e l'arte di strada del collage fotografico, che innanzitutto denota la sensibilità poetica ed umana di questi due artisti.

Dopo aver sorriso vedendo l'ottantottenne Agnés saltellare in discoteca, ci viene presentata la missione di questo progetto: "Incontrare visi nuovi e fotografarli", possibilmente per incastonare nella memoria una qualche storia rimasta o che rimarrà sotterrata dal tempo. Il viaggio sarà su un furgone a forma di camera. I meravigliosi paesaggi della campagna d'Oltralpe si intrecciano con personaggi comuni, eccezionali ed unici. E' un'avventura che vi consiglio, con tappe che difficilmente non lasceranno un qualche sentimento.
Difficile, per esempio, non emozionarsi di fronte al volto dell'anziana e tenace Jeanine sul muro delle vecchie case di mattoni rossi dei minatori che non sono più; così come dinanzi alla sua reazione (che poi è la nostra, la mia: vibra il cuore). Scherzi della vanità e della memoria, ovviamente.
Spunti di riflessione tutt'altro che superficiali, in ambito artistico, usciranno dalle parole sempre pesate della simpatica regista: "Il caso [è] il migliore degli assistenti". In altri momenti, girovagando tra uomini, si potrà constatare l'autentica demenza dei selfie (morbo delle menti ormai diagnosticato). O la nuova timidezza frutto di Facebok. Anche perché, pianificata o no, è percettiva l'attenzione degli autori ai minuscoli ed apparentemente insignificanti moti sotterranei dei volti incontrati, ad esplorarne l'Oltre che, nelle consuete "presentazioni", è ben lungi dall'emergere.
S'incontrerà il campanaro di Bonnieux, altro personaggio, mestiere e paesino tutti da scoprire.
Come detto, Agnès Varda e la sua dolcezza sono elementi fondamentali della pellicola. "I pesci sono felici ora, fanno una vita da re", sognerà Agnès di fronte alla fantasia di JR. Poi la vedremo alle prese con gli "esami" di quella vista che le ha dato tanto e che, stanca, si arroga il diritto della più buia minaccia.
"Si sta sul pianeta" palesa il solito zombie dei fiori incontrato per caso, più vivo di quanto sembri e unico detentore (assieme alle tribù aborigene?), se ancora vi fossero dubbi, delle verità del mondo. Poi l'amico di una volta, Guy Bourdin (1928-1991), e alcuni scatti di quel tempo. "Il mare ha sempre ragione", chiude Agnès. Camminando...ci si imbatte pure nelle spoglie di Henri Cartier-Bresson (1908-2004), umile e pudico, tra una manciata di lapidi a L'Isle-sur-la-Sorgue. Sul finire, irromperà sullo schermo, inesorabile, l'onnipresente retorica del syndicat des dockers (questa volta i portuali sono di Le Havre, "tramandato...le lotte dai padri..."), ma il nostro cuore ormai è spremuto, di gommapiuma, si perdona ogni capriccio.
Termine del viaggio a Rolle, sul lago di Ginevra svizzero, a trovare il genio, quello vero, con gli occhiali sempre addosso: eremita della Settima senza campanello ("Jean-Luc leggeva tutto il giorno ed Anna chiedeva 'non so cosa fare, dove posso andare?!'").
Pour parler: già che c'era, intendo alla plage di Pirou, il fotografo di strada JR avrebbe potuto spendere tre fugaci parole in sostegno di tutti i writers o graffitari del mondo, dopotutto i suoi antesignani e da sempre pronti a sollevare le magagne edilizie allestite dalle "immacolate" amministrazioni istituzionali (ambasciatori ancora oggi, dopo quarant'anni e più, bistrattati come terroristi urbani).
Ottima ora e mezza di poesia per occhi che non vedono bene.
(depa)

1 commento:

  1. Agnès se n'è andata, un anno dopo questo post, cioè due anni fa. Secondo tristo anniversario, quindi. Un pensiero à toi, Varda.

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