Greed capitale

Lunedì scorso si era ancora in derby vincente. Forse è stato sulle ali di tale bestia entusiasmante che pure il Benza si è accodato verso il "City". Nel piccolo "Due sale" di vico Carmagnola è in programma un film colombiano che attira l'occhio del cinefilo frustrato. Buon istinto, poiché "Oro verde" (sottotitolo italiano "C'era una volta in Colombia", t.o. "Pájaros de verano") è un ottimo epico sui disastri sociali, inter-personali, che hanno sempre attraversato le nostre comunità; quelle apparentemente intrecciate colle "sagge" (ipocrite) tradizioni tramandate, non meno di quelle più smaccatamente imbevute d'avidità e sfruttamento. Cambia poco, quando la molla comune è il potere. Regia di Ciro Guerra e Cristina Gallego.

La pellicola inizia con taglio documentaristico, antropologico, che colpisce per cura ed efficacia. La danza rituale di Zaida, giovane Wayuu pronta per essere data in sposa al partito più vantaggioso, ben riassume questa sensazione. Se l'amore smuove le montagne ed anche in questo caso è scintilla possente, sarà poi la classica "sfuggita di mano", la vorace greed a condurre al tracollo, prima dei singoli, poi di tutta la comunità. Non v'è salvezza. Quando, anche da chi si è ormai tinto di bianco, non si spreme alcun valore di giustizia e libertà, non resta che dar fuoco a tutto e partire. Quando, in nome di sterili tradizioni, mere confezioni del bieco interesse di ciascuno, si prevarica ed ammazza, hai voglia a sperare che dal passato si possano trovare le erbe magiche per curare indifferenza ed egoismo.
Alternando stili differenti, tutti declinati con buon cipiglio, la pellicola culla lo spettatore con le immagini e col tono leggero, per poi assestare un buffetto d'una certa forza calibrata. Poiché, i due registi quarantenni, non vogliono nemmeno per un secondo distrarlo dal dito puntato: società tradizionali, matriarcali o altro, e quelle ultime capitalistiche, ben poco si differenziano ("astraendo da tutte le altre condizioni"...), se l'autorità è sempre tesa all'interesse ed al controllo economico. Chi è il più violento e più meschino del film, se non la madre che, al primo mestruo, scruta l'orizzonte per la dote più allettante? Che poi...il passaggio dall'"antropologico al gangster", mi ricorda, come disse il buon Carletto: "confondendo le cause con gli effetti e viceversa", proprio quello stesso che ci ha portato dove siamo.
Bel film, scattante ed acuto. Da vedere.
(depa)

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