Cinema dei dettagli

Locandina con titolo originale in ceco? Mi prude il naso. Marigrade invita, scrivo ad Elena e ci siamo. Giovedì scorso appuntamento ai "Cappuccini" per annusare e girare attorno a "Cure a domicilio", pellicola del 2015 scritta e diretta da Slávek Horák, regista ceco classe 1975, qui debuttante con gran dimostrazione di sensibilità cinematografica e psicologica. Dopo aver preso fiducia nelle movenze della "sua" m.d.p., non ci è rimasto che cogliere gli splendidi dettagli sparsi per il film, dettagli profondi, che dicono molto di più del mero racconto per immagini.

Merito di una scrittura attenta e di un'interpretazione, quella della protagonista Alena Mihulová, ben al di sopra della media (premio al 50° Karlovy Vari). Non sono i colpi di scena a battere il ritmo del racconto (comunque mai noioso), né il quadro sociale affrescato, con consuete asperità e nuove ricette già tinteggiate in molte altre pellicole. A battere il tempo sono i silenzi, i gesti improvvisi o calmi e gli sguardi preoccupati della protagonista. Due mani osservate in controluce (solare) possono raccogliere più che una manciata d'ombra, possono ad esempio ricordare tutti i giorni sprecati. Lo scenario potrebbe sembrare avvilente, ma l'autore ceco è attento a non calcare la "mano", anzi, con repentini frammenti d'ironia (Vlasta che crede di poter risvegliare, senza alcol, il fuoco del marito o la sua caduta nella tomba, o la testata sul naso della giovane amica), senza rompere la delicata armonia della pellicola, in grado tra l'altro di offrire momenti di altissima commozione (eh, mi son dovuto trattenere), come quelli dei freddi e univoci baci tra i due coniugi (anche in questo caso è sottile e raffinata la commistione tra gioioso-triste, brutto-bello). A proposito di capacità di rimanere asciutto pur trattando di temi vischiosi, è esemplificativo il finale stesso (uno dei migliori che ricordi): quella sedia vuota, dopo la più semplice e quindi più dolce, canzoncina di buon augurio materno. Lungo questo percorso momenti onirici (il cerbiatto) e surreali (l'albero) che agghindano senz'artifizio una collana d'immagini già preziosa (sul finire, il "sindaco", non proverà banalmente a piegare il cucchiaio, si "limiterà" ad inforcare gli occhiali, ben più aderente al suo personaggio).
Non resta che andare a farsi un giro nella solitaria e tenace Moldavia, non solo per stringere la mano a Slávek Horák.
(depa

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