Complessità alla terza

Storie da Cinerofum. Due giorni fa Ele ha improvvisamente deciso di organizzare una piccola rivolta in sala Valéry: stop remore, basta rispetto! Due tizi di là...e chi se ne frega! Guardiamoci un film! Non ero mica pronto. Così è stato per puro caso che ci siamo imbattuti in John Schlesinger (1926-2003), regista e attore londinese che nel 1971, con "Domenica, maledetta domenica", raccontò realisticamente e con dolcezza un triangolo passionale complicato.

Una storia singolare (ma da dividere in tre), provocatoria e scabrosa quanto si accingevano quegli anni...immersi nello sfacelo della Londra eroinomane, affrescate in un brevissimo ma agghiacciante paesaggio notturno (farmacia e incrocio). Le difficoltà di coppia, va detto perché è una peculiarità del film che spicca, sono unicamente quelle dei loro intimi rapporti, senza agguati dal benpensante mondo circostante. Una sinfonia quasi perenne, che trova i silenzi nelle incursioni telefoniche, accompagna i piccoli, futili ed affettuosi gesti quotidiani.
In questa ultima collaborazione con l'amico Peter Finch (qui davvero stremato dal sentimento e pronto a sopravvivere, con naturalezza), Schlesinger muove la m.d.p. come un vero sapiente della sua arte. Dissolvenze efficaci e montaggio rapace, dove la varietà d'inquadrature contribuisce, assieme alle vicende di amori inquieti e mai del tutto gratificanti, al fascino oscuro della pellicola. Però, vista la partenza misteriosa ("Vashti Bunyan  viene domani sera?"...poi figli di figli dei fiori autogestentisi con "bomba" in bocca...), tra divano e tappeto ci aspettavamo qualcosa di più intrigante e dirompente, ma le corde di un ménage à trois, il cinema insegna, possono vibrare stando ferme. Echeggiando melodie delicate e struggenti.
(depa)

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