Gloria alle masse

Per il centenario della sbalorditiva Rivoluzione d'Ottobre sovietica, ieri sera, i ragazzi dell'"Altrove" hanno organizzato un bel "cine-concerto" in odor di bolscevismo. Serata cinematografica, che ha visto proiettare in pellicola "Ottobre" (sottotitolo: "I 10 giorni che sconvolsero il mondo", da John Reed) di Sergej Ėjzenštejn e Grigorij Aleksandrov, ma anche musicale, essendo stato il film del 1928 musicato dal vivo dal "Collettivo Wurtz". Grazie per l'ottima serata, fosse iniziata anche in orario, sarebbe stato ancora più piacevole godersi le note elettroniche distorte ad inseguire le immagini magistralmente orchestrate in Montaggio.

Soggetto rielaborato dai due coautori sovietici, su commissione del governo sovietico (quella volta per il decennale della gloriosa corsa a palazzo), ci porta per mano attraverso il fatal 1917. Dal febbraio, con le prime avvisaglie della grande liberazione del proletariato russo (che potenza l'immagine dello zar di pietra, statua imponente, smembrato a suon di braccia), sino all'ottobre che celebrò il compimento del processo rivoluzionario.
Lavoro sponsorizzato dal governo e che, in quanto tale, già di per sé adotterà il suono di una sola, ben specifica, campana. Chiedere ai marinai di Kronstadt, portati a più tranquilli propositi dalla paternalistica retorica bolscevica ("Solo con la ferrea disciplina del partito!").
Rimosso l'appiccicaticcio, però rimane il grasso che cola da una pellicola che colpisce per dinamicità e modernità. Ėjzenštejn & Aleksandrov dirigono e inseguono la massa accorrente o scappante per Leningrado, corpo autonomo che, al di là della disciplina, pare avere le idee molto chiare (soprattutto su cosa non). Attorno ad operai, contadini e soldati in rivolta preme ed ammazza il governo provvisorio, con tutto l'entourage di schiavi domestici e bambole Kerenskij ("Ah, che democratico!"). [La musica in sala si fa ticchettio elettrico] E i volti della borghesia egoista ed ipocrita assicurano che l'espressionismo, sempre attuale, è perfetto per scovare ed esaltare il gusto del marcio. I menscevichi che danno dei "servi della borghesia" ai bolscevichi ricordano i nostri anni '70-'80, quando la delazione divenne l'arma delle (contro) piazze.
Pellicola che inanella sequenze di grande effetto tra cui: ah, quella bionda chioma ammazzata, abbandonata ed umiliata dall'ingranaggio dei potenti! Oh, quella carcassa di bianco cavallo martoriata dalla ferocia. Per non parlare dell'accennata distruzione e "restauro" che coinvolgerà statue (e zar). Poi le sovrapposizioni ad esplicitare (senza che ce ne fosse bisogno, ma è arte!) le simbologie da ribadire; magari qualcuna oggi ormai logora, ma provate a guardarvi le mutande tra 100 anni. Montaggio parlante. Mr. (gospodin) Montaggio è uno dei grandi attori di questo film.
Grande celebrazione cinematografica, realizzata con tutti i mezzi di allora, da due tra i maggiori cineasti dell'epoca; il risultato è una potente narrazione, ricca di popolo e retorica, come di coraggio e sperimentazione. I quattro ingredienti che resero celebre il grande Ėjzenštejn.
(depa)

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