Rak conta la cenere

Voci di Venezia portano dell'ultimo film d'animazione di Alessandro Rak, il regista partenopeo che quattro anni fa mi inchiodò in una sala milanese, emozionandomi sino a commuovermi con un'esperienza profonda che ancor oggi fa vibrare la pelle (fu "il mio Leone d'Oro 2013", ricordate?). Mobilito e mi precipito: Elena e Sini con me al "Corallo" di Carignano a vedere "Gatta Cenerentola", l'ultima opera del regista, diretta assieme ad altre sei mani, tutte napoletane, più o meno coetanee: Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone (del gruppo folk-rock "Foja"). Senza raggiungere, a parer mio, i picchi emotivi toccati dal precedente, questo racconto continua a rimandare con intensità ed affetto ad una Napoli scalpitante, rabbiosa, incatenata ma sempre pronta a salpare; per poi tornare e attraccare, più ricca e viva.

I dettagli, si sa, fanno la differenza. E nei lavori di questa squadra dei Quartieri Spagnoli i piccoli particolari sono densi di significati (come una semplice scarpetta). Non solo, anche i rimandi, più o meno sottili o colti, si moltiplicano (nomi...), complice anche la fantasiosa e sapiente ambientazione, che si presta a connessioni tri-e-più-dimensionali, permettendo più balzi della mente, sino a coprire l'intero spazio tra l'animazione fantastica e la realtà ben più dura. Senza nascondere nulla, sia chiaro. Anzi. Rak & C. conoscono troppo bene la straordinarietà del capoluogo campano per alzare schermi, allestire vetrine. Per cui Napoli, senza essere mostrata, sarà sempre presente. Napoli è pulviscolo che aleggia su vite che s'affannano, su bocche che cantano, labbra che baciano. Pistole sparano, occhi lagrimano. Napoli che urla, amplifica, esaspera i guai di ogni città del mondo. La direzione, purtroppo, è tenuta da comandanti di bassa lega: questo è il risultato. Al massimo a Napoli, attribuirei l'onore di morire tra i fuochi d'artificio (bombe di Maradona, cipolle, tric e trac...), piuttosto che in un noioso ministero.
Cartone animato d'autore che è dichiarazione e condanna d'amore. Dove intreccio, disegni, musiche e dialoghi mostrano la cura che sta loro dietro. Non resta che seguire passo passo questi artisti.
Prima di chiudere, un cenno al poetico corto introduttivo, "Simposio Suino in Re Minore", diretto da Francesco Filippini, anch'esso napoletano, e dove uno stile completamente diverso, più riconducibile all'animazione giapponese (Studio Ghibli), con la fantasia più libera che fa tintinnare e frinire oggetti ed insetti dimenticati e invisibili, ci ha ritmato un amore blues muy complicato e, perciò, más profondo.
(depa)

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