"Mi rificco?"

Quelli del "Laboratorio Probabile Bellamy" ne inventano più del diavolo. Altrimenti come potrebbero aver ideato il cine-trasloco dall'"Altrove" al piccolo chiostro della "Casa della Maddalena" (dove non mettevo piede da circa venticinque anni)? L'estate sempre più inaffrontabile aiuta, certo. Ma come la mettiamo, allora, riguardo alla scelta di proiettare, "rigorosamente in pellicola", quattro meravigliosi film di Dino Risi? Eh, i ragazzi ci san fare... Via, si parte, prima serata della rassegna "Boom": "Una vita difficile", del 1961, è il racconto di un'Italia orgogliosa e pigra, volitiva e scanzonata. Pronta a tutto, anzi, a nulla.
Anni di gran cinema, sì. Fatto da ottimi autori (registi e scrittori, qui il bellunese Rodolfo Sonego, 1921-2000) e di produttori acuti e padroni (Dino De Laurentis ci tenne molto ad avere l'ultima scritta). Solo così un film può assurgere a...no, questo film assurge e basta. Sintesi di un tempo e d'un luogo. Nelle immagini, nelle scenette tanto care a noi dolcissimi italiuncoli e, soprattutto, nelle variegate smorfie di Alberto Sordi e del "suo" Silvio Magnozzi (cognome antesignano: un saluto al mitico Paolo Villaggio, scomparso due gg fa), personaggio complesso come forse non poté evitare di esserlo, in tempi già sbilenchi per guerre, giochi e zuffe d'interesse. Forse non è perfetto, per gli "stacchi" piuttosto netti nel carattere di questo simpatico protagonista (come conciliare l'indomito partigiano con quello che resta nascosto al Mulino della sua nuova fiamma? o il giornalista ardimentoso e quello, lo stesso, che cede sempre?). Dopotutto, anche questo è un buon modo per mettere in luce le ombre troppo dimenticate.
Sino a quando l'amore se ne va, sono sorrisi e spiriti, poi saranno alcolici e la storia prenderà un piega decisamente drammatica, con l'intreccio un po' smarrito nel finale (post-sbornia, a sputare sulle auto, il funerale della suocera sul Lago di Como), difatti arriveranno schiaffo e tuffo a risvegliare gli animi e a chiudere il sipario.
Senza sprecare parole per l'ennesima grandiosa interpretazione di Alberto Sordi, qui vorrei ricordare quella perfetta di Lea Massari, qui indimenticabile creatura femminile, per autentico fascino e sincera dolcezza.
Elena soddisfatta della bella serata, che chiedere di più?
(depa)

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