Il glorioso rifiuto dei José

Il luglio del Cinerofum comincia con un impegno: senza distrazioni lungo il cinema che fu. A questo scopo, sabato mattina, di buon mattino ho scorso un po' di classici del mio archivio Terone. L'occhio è caduto sulla cartella "Pontecorvo Gillo", scoprendovi al suo interno il "Queimada" che inseguivo da un po'. Pellicola del 1969 non è soltanto un film contro il colonialismo, semmai è contro ogni genere di prevaricazione (peggio se a fin di lucro). Amaramente, più che un inno alla Libertà, diventa inno alla Storia, lunga narrazione di massacri ben presto dimenticati.

Titoli di testa che sono già creazione artistica, con musiche tribali ed immagini di luoghi e violenze lontane (musiche Ennio Morricone, dirette da Nicolai Bruno). All'uomo bianco che giunge nell'isola infuocata Antille viene avvertito: "Mosquitos, mulatas y muerte", come se in queste tre parole non fossero racchiusi tutti i vizi capitali dell'europeo prepotente. Ma questo "bianco" è speciale, intriso di turbe idealiste e, ciò nonostante, astuto e pragmatico servo della volontà di sua maestà, "in cinque o sei giorni" edificherà e distruggerà l'altare della libertà. "Hai visto, anche i portoghesi muoiono" spiega l'Inglés a José, il servo con la tigre negli occhi (lo tenga a mente l'ultimo schiavo della terra). Abolição! intanto gridano le trombe della libertà. Il neo rivoluzionario è imbrigliato da interessi economici e statalismi che paiono contro natura; "la storia non è fatta di miracoli, ha una sua logica" prova ad ammaliarlo l'"Inglés"... Nella seconda parte non resta che tirare le somme di tante falsità, ipocrisie, avidità e godersi la forsennata lotta interiore tra Sir Williams e José, Marlon Brando ed Evarista Márquez, grande coppia di tragici antagonisti.
Questo film è populista ("...si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria" da Treccani), come lo dovremmo essere tutti. E' cinema più che mai vero, altroché, con immagini suggestive che raccontano di primordi ancora incontaminati, o di eterne cacce all'uomo (gli stanati dal rogo delle piantagioni, sir Williams che fa il nodo...). Mica colpa degli autori più sensibili alle tematiche di giustizia ed uguaglianza, se la storia è cosparsa di grida e colpi e cadute. Quindi certe elucubrazioni le lascio ai critici da salotto e rivendico la carica di questa pellicola mai doma, intelligente e dopo tutto, speranzosa. Che ha il fascino di un fumetto denso di valori alti, da rileggere alla prima occasione.
"Un piccolo capolavoro...che ne dite, non vi sembra?".
(depa)

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