"Cristo senza Cristo", right?

Affascinato dai racconti, spesso altrui rielaborati, che John Huston ha portato in sala Valéry, pure lunedì sera mi sono abbandonato dinanzi ai suoi sigaro e cappello da cowboy, oscillanti come soltanto una rocking chair americana...Anche "La saggezza del sangue" (t.o. "Wise blood"), tratto nel 1979 da Mary Flannery O'Connor (del 1952), è un intenso viaggio, con andamento joyciano, tra la sterpaglia religiosa che accarezza e graffia i meno saldi...

Ancora una volta, Huston ci prepara un incipit che è nettare sud-statunitense. Musica ed immagini (ca&%o, cinema!) sintetizzano un mondo. Nell'ingenuità dei protagonisti c'è qualcosa dell'eterna inadeguatezza umana. Il ritorno, quando "i tempi stanno cambiando", ha un retrogusto di ritardo incolmabile. Interpretazioni pazzamente O.K. (l'indimenticabile sbandato "Enoch Emory" impersonato da Dan Shor, poi il protagonista, il disperato "Hazel Motes", interpretato da un grandissimo Brad Dourif, già apprezzatissimo nel "cuculo"), per questo che, 'ca miseria!, è un altro ottimo film. 
L'esperto quanto duttile regista statunitense, ora artigiano efficiente, ora autore ricercato, qui operaio, là letterario, ci regala i suoi frammenti d'autentica vita, tutti da osservare. Sorprende quali note abbia raggiunto Huston, suonando irrequiete melodie mitteleuropee (a fondo valle c'è un R.W.F. che grida e scatta come il protagonista), per una gioventù rabbiosa poiché persa: "Nessuna caduta! Nessun giudizio!". Memorabile: "nessun uomo con un'auto fantastica deve espiare un accidente". 
Una Old Hollywood che, per energia, non ha nulla da invidiare alle giovani e sfrontate New. Non è cosa da tutte.
(depa)

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