Anotha Pulp Bunker

Domenica under re-construction, Mino propone, il soggetto sa di Pulp, perciò Elena, Marigrade ed io ci presentiamo al "Sivori" ore 19:00. L'affermato sceneggiatore Paul Schrader, ancora una volta dopo aver trasposto Ellis nel 2013, si pone dietro la m.d.p. a orchestrare il racconto di altri. In questo caso dallo sfrontato Edward Bunker e dal suo pazzoide "Cane mangia cane" (romanzo del 1996), l'autore della "New Hollywood" estrae una storia già sentita e risentita, forse un po' meno vista...

Mi spiego: se non c'è nulla di nuovo nella costruzione dei 3 protagonisti, seppur ben caratterizzati e amalgamati, e tanto meno nel più classico intreccio di una crime story da trio di sbandati, quantomeno è evidente la ricerca di effetti visivi meno esplorati. Come l'incipit lollypop, la botta allo specchio, qualche rallenti e split-screen verticali. Anche in questo caso, nessuna El Dorado, ma credo sia su questo terreno che, se vogliamo salvare il salvabile, potremo ottenere qualcosa: perché non bastano i personaggi stravaganti per alzare il livello di una pellicola (le sale pullulano di leoni da notte). Qualcosa di simile era già accaduto nel precedente tentativo ellisiano, anche se lì al tocco patinato, s'era innestato anche il tentativo di una vera e propria cinematografia nuova, con metrica, tipi, luoghi e personaggi quasi nuovi (Ellis da questo p.d.v. permette strutture più complesse dello scrittore criminale). Ciò nonostante, anche in quel caso non bastarono cazzi-tette-culi-coca a sollevare l'appeal del racconto.
A parte qualche battuta bukowskiana che resta ("Cos'è che si mette in bocca ai bambini?"), direi che semmai, data la carriera di Schrader, a stupire è proprio la banalità di un canovaccio che, evidentemente, se regge bene sulle pagine bianche, sul grande telo dello stesso colore necessita di un'attenzione ben maggiore.
(depa)

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