Spirale di nulla

Ogni tanto un Cineforum spunta all'improvviso. Magari ha le sembianze di una locandina anni '60. Come quella avvistata ieri, con su scritto "Break Up", Catherine Spaak, Marcello Mastroianni, poi, un po' più piccini, Carlo Ponti e, finalmente, Marco Ferreri. All'America introducono questo stravagante film del 1965, t.o. "L'uomo dei cinque palloni", raccontando tutte le vicissitudini che dovette passare per uscire, magari incolume (sempre lo zampino del già detto produttore dagli occhi a "$$"). Ringraziamo vivamente il mecenate in sala con un applauso sintetico e gli chiediamo, ora, di levarsi dai piedi che è tardi.

I titoli di testa già raccontano di un film autoriale, quindi di un Ferreri già scalpitante ed ambizioso. Il regista milanese aveva le idee chiare, figlie delle collaborazioni e delle contaminazioni con cui allevò la sua arte. Nouvelle Vague, non-sense, free-cinema, surrealismo andranno a plasmare quello stile un po' elevato, un po' sporco, ora arrogante, ora pretenzioso; sempre teso ad una ricerca che non fosse la più facile. Provare per credere. Dire che sia un film "molto divertente", come i simpatici curatore hanno tentato di svelarci, mi pare un po' eccessivo. Le situazioni beckettiane non sono favole per bambini. E poi chi lo sa se, anche nelle intenzioni di Ferreri (e dello sceneggiatore spagnolo Rafael Azcona), ci fosse ben altro che divertimento, a dispetto dei toni grotteschi e dei party scatenati. Anzi, la pellicola è amara, con crescendo improvviso nel tragico finale, solo addolcito dallo zuccherino Tognazzi (che, suo malgrado, passava di lì). Si tratta di un faticoso assistere al vuoto sorridere; nei silenzi imbarazzati emerge l'incapacità dell'uomo produttore-consumatore (inadeguatezza a tutto); chiacchiere ed atteggiamenti da rivista, destinate alla comunicazione col "pubblico" (cioè con gli altri), una perenne maschera di stupidità avvolge copre i nostri ruoli sociali. Se non si partecipa al teatrino organizzato, si può anche sorridere per i quadri grotteschi; altrimenti si coglie tutta la disperazione di chi, ad un certo momento, per qualche motivo, si pone una domanda. Qui Mario ha perso tempo e s'è accontentato di una ragazza meravigliosa, Giovanna; pertanto un po' per scherzo volge lo sguardo alla bambina di casa; inevitabile; verranno i sensi di colpa, a peggiorare il tutto. La regia alienante di Ferreri suggerisce proprio la confusione che soffoca le nostre città (Giovanna pare dolce e brava...); marasma dei valori che, per una miccetta o un palloncino, può scuotere l'esistenza apparentemente più affermata. Borghesi di tutti i mondi, stupitevi.
Per descrivere, ancora una volta, la competenza e l'acume di Carlo Ponti (a volte Pape Satàn, a volte Padre Bergoglio), basti leggere i messaggi promozionali sulle locandine: "MGM e Carlo Ponti vi hanno dato Blow-Up, ora Break-Up", niente male davvero. E se fosse che in questo stesso film, proprio questo, lui fosse ricaduto proprio in ciò che pensava additare? Il sorriso di Ferreri, come questa pellicola, restaurato alla grande.
(depa)

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