Benedetto te e ciò che ti doveva capitare

Domenica di sole. La Ele mugugna: vuole uscire, poi no, ma forse, tsz tsz. Zippino si unisce, ma poi diserta, proprio sul più bello. Bah. Andateli a capire, quei due! Come si fa a non gioire dinanzi alla comicità d'autore che Luciano Salce e Lino Banfi, nel 1981, portarono sullo schermo? "Vieni avanti cretino" è una perla rara, dove l'attenzione degli autori per i dettagli contribuisce attivamente alla riuscita di sketch ormai, meritatamente, leggendari.

Rievocare il prezioso Re Mida sarebbe iperbole mitica ma poco rispettosa per i suoi collaboratori, soprattutto per i grandi interpreti che, di volta in volta, hanno tenuto d'occhio la sua bacchetta di maestro. Ma è innegabile che ci sia qualcosa di fantastico nella capacità del regista romano, quantomeno, di rendere ancora più fulgido tutto ciò in cui si imbatte. E parlo anche di commedia all'italiana all'alba degli '80: non certo Proust e caviale. Abiti di lucido raso fucsia con spalline, giarrettiere, doppi sensi ad ogni incrocio e due belle tette. Ai film comici spesso bastava questo, l'erotismo imperante a sopperire alla mancanza di insostenibile purezza del ridere. In film come questi invece, senza comunque nascondere sotto il letto, o rinchiudere nell'armadio, curve materne che vien voglia d'abbracciare, lo spirito sale alla testa per l'artificio comico ben scritto (dal "dentista d'appuntamenti") o per la trovata fulminante (il "caffè corretto con un po' di...utopia"), o per uno slapstick dirompente (il signor Tomas e l'"arbitro cornuto"). Ma se a ciò aggiungi la macchietta fisica impareggiabile, la persona già buffa di per sé, che guarderesti per ore senza resistere, con tutto il suo bagaglio di movenze ed espressioni, facciali e verbali, insomma un vero arsenale affilato negli anni, allora si rischia grosso. Come in questo caso, dove Salce sta attento a non perdere di vista lo zucchero, verso cui i cucchiaini dei disperati da sempre si dirigono, mentre Lino Banfi strabuzza gli occhi ed emette i suoi inconfondibili acuti per uscirne incolume un'altra volta...
Film di pregevolissima fattura, basti pensare all'apertura e chiusura autoriali (anche il corpo panna rosa della romana Michela Miti può rendere l'idea).
(depa)

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