I poeti non muoiono

Un altro percorso in cui ci instradammo sul finire dell'anno appena concluso, fu la filmografia di Peter Weir. Il 2017 ha portato in sala Valéry forse le sue due pellicole più celebri, la prima della quale è stata "L'attimo fuggente" che, all'uscita nelle sale nel 1989, commosse buona parte degli spettatori (compreso il sottoscritto, allora babanetto di 8 anni che poi, in piena notte, si sarebbe svegliato terrorizzato dal "futuro!"). Fu un'emozione fare la conoscenza del prof. John Keating, i cui sproni ad una vita piena (anche di poesia!) e consapevole riecheggiano ancora tra i banchi di tutte le scuole.

Sì, era questa la predisposizione mia e di Elena, al momento dello start: vedere un po' se le lacrime sarebbero scorse come circa vent'anni fa. Se la rigida dimensione dei college d'elite, "assediati da falangi di pubescenti", ci sarebbe parsa ancora come un sogno di ragazzo che dovrà stare in guardia. La potenza del "Carpe diem" aumenta coi millenni "dietro" (perché quelli "davanti" diminuiscono, per tutti, per noi e Pacha Mama, già fo**uta). Sparata nelle orecchie di questi giovani plasmabili da un prof. come John Keating, che ha gli occhi lucidi di commozione e brama di Mork (eh sì, Robin Williams, qui grandioso, per molti era ancora e soltanto quello di "Nano Nano"), può cambiare la vita. E questo è uno di quei rari casi che di film che lo hanno fatto, ne sono sicuro. Walt Whitman, Percy Bysshe Shelley, David Henry Thoreau...basta citarli.
Una prima parte di sceneggiatura che promette grandi cose, poesia, romanticismo, nuovi approcci, comunque inni alla vita. Nella secondo il racconto si appiattisce sul classico college movie; il professor Keating viene messo un po' da parte e si seguono le corse dei ragazzi. Diciamo che, oggi, sono d'accordo con Marigrade: "peccato". Quasi trent'anni dopo vorrei un film che non staccasse la camera dal sensibile professore di letteratura (il cui ingresso in scena è rimane il momento più emozionante della pellicola). Rimane uno stimolo raro nel vuoto che tanto piace. 
Che poi, a ben vedere...né Keating, né i suoi studenti, però, hanno carpito il momento, come si vede quando lasciano che l'amico venga portato via in auto. "Con ogni gesto", vuol dire anche agire. La banda di beccamorti si rivelerà tale. Nemmeno un "NO" poetico da parte di spavaldi figli di papà. In un finale enfatizzato dal silenzio, le urla sinfoniche del finalissimo colpiscono con tutto il pathos delle immagini in movimento.
Ripeto e urlo "Ueh, capita'...è nu peccat però ia!".
(depa)

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