Quale progresso?

Movie crossing. I ragazzi dell'"Altrove" offrono uno spunto, Mino si aggancia e, addirittura, fornisce. Ecco come vedo il cinema, scambio costante, innocente e superbo, di conoscenza, di film, di sale (cinem.) e di chiacchiere. Queste le mie figurine da scambiare. Poca spesa e arricchimento garantito. Veniamo a noi, anzi, a Sidney Lumet, il quale esordì dietro alla m.d.p. nel 1957, con "La parola ai giurati" (t.o. "12 Angry Men"). In sala Valéry, Elena ed io a seguire questo spietato scontro, tutti contro uno, intavolato dal regista.
Da una parte la subdola e meschina ipocrisia cui le società di matrice borghese inducono, dall'altra l'isolato e malvisto buon senso di chi, innanzitutto, considera una vita umana come la più preziosa delle ricchezze.
Impietoso affresco del sistema giuridico delle forme statali ideate (imposte) sino ad oggi. In scena è il gioco delle parti, l'inerzia delle nostre società. Pellicola coraggiosa che, proprio come il protagonista, vuole affrontare un discorso, riuscendovi in maniera intelligente (dovrebbe essere l'unica...). Dibattito che, sia chiaro, negli Stati Uniti della Libertà (Apparente) non può mettere in discussione la brutale pratica della pena di morte. Ma quantomeno viene indirizzato verso conclusioni più illuminate e, forse, coscienti.
Henry Fonda Giurato N. 8 sa che anche il solo confronto tra i giurati potrà aprire uno squarcio nei ragionamenti presi a prestito, nelle conclusioni in offerta speciale presso i mezzi di comunicazione e, per i più pigri, presso il bar abituale. Chi non ha avuto tempo s'è accontentato dei colleghi ("Io li rimanderei tutti a casa!"..."Io non sono razzista ma"...).
Grande cast per una sessione logorante sull'etica civile, in cui la scelta del regista di mettere alle corde (scriverei "una volta per tutte", se non fosse che son passati 60 anni...), si rivela se non vincente, avvincente. A tal proposito, bella la sequenza in cui l'immigrato bracca, a muso duro, il "meschino del baseball"; la m.d.p. fa altrettanto: "basta cazzate".
Non male questa messa alla berlina delle tanto osannate democrature, a pochi giorni dalla venuta del ciuffo biondo più laido mai avvistato in terra Stelle e Strisce. Anche un'ottima, lucida analisi dell'infondatezza morale (di qualunque morale) delle forze conservatrici. Riassunte con sintesi efficace (scrittura evidentemente studiata a lungo) e gran forza visiva.
Bella padella a tutti, "Altrove" e Mino compresi.
(depa)

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