Sarà sempre too late

Coi primi fuoriusciti dall'ultimo Festival di Venezia nelle sale, sabato pomeriggio scorso ho iniziato a sfrondare. All'"Ariston" c'è stato "Frantz" di François Ozon,  melò d'autore, ambientato sulla fatale linea franco-tedesca, proprio tra due Guerre Mondiali,  in un traslucido e remoto bianco e nero che sa di ricordo e menzogna. 

Contenuto scontato (tipo parete di cover in negozio china), ma regia che fa percepire la propria cura. Solita vicenda storia d'amore impossibile, resa tale dalla Storia, cioè da quella successione infinita di violenze, ingiustizia e sofferenza di cui la Morante ci ha scritto. Raccontata con le giuste pause, coi bei silenzi, rappresentata con un suggestivo grigiazzurro petrolio che tutto esalta ed ammanta. Dagli occhi dei due protagonisti, tratteggiati e magnetici, trae forza lo svolgimento fondato sugli eterni stupori di chi non comprende la rabbia né la vendetta, di chi è innocente e colpevole allo stesso tempo, ignaro. In tempi e luoghi di massacro, fa bene la frastornata Anna a ripiegare su un altro "Frantz"; d'altronde cosa cambierebbe?, Adrien è l'ultimo frammento di vita ricevuto in dono (almeno da quando vita e morte per lei sono coincise). L'arretratezza intellettuale umana ha generato il teatrino del XX° secolo e, in quello successivo, possiamo trovare una splendida e avvilente nuova stagione, dove ipocrisia e interessi economici muovono gli attori.
Col procedere, il respiro della pellicola si assottiglia nel melodramma, non resta che abbandonarsi al visivo (bellissime sequenze a attorno al treno); ma non solo bianco e nero ricercato, in questa regia, anche quadretti bucolici d'effetto, anche e soprattutto quando le linee si squassano e storcono dando alle inquadrature una musicalità differente. Con qualche scivolone nel miele, come d'uopo in una storia d'amore in vestiti d'epoca ("Sono io che non me lo perdonerò mai", brbrbrb; Adrien che non carpisce niente...).
Amore disperato patinato; non è il mio genere, ma non credo si possa dire che sia un film buttato lì.
(depa)

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