Poesia di strada

Logorante Aki Kaurismäki, insopportabile. Il regista finlandese, sceso a Genova per vedere "'sta sala Valéry di cui si sente tanto parlare", è passato portando con sé "Vita da bohème" (del 1992) e al Cinerofum siamo stufi di innamorarci del suo cinema, poesie brevi, tra magici giochi di sguardi ed essenziali scambi di battute, il tutto nello scenario dell'oscura e temibile selva umana.

Gran favoliere moderno Kaurismäki; col suo solito sguardo minimalista, in questa pellicola offre un affettuoso affresco dell'autentica vita bohèmien, dell'artista parigino sensibile e tenace, gioioso e scapestrato (il soggetto, autobiografico, è tratto dal parigino Henri Murger, 1822-1861). Quadro in bianco e nero che permette ai protagonisti di questa novella, soprattutto nel finale che vira al tragico, di dar corpo a composizioni dal sapor del sacro. E solo perché il risultato è tale, Elena ed io abbiamo rinunciato ai consueti contrasti di colori, pastelli freddi o caldi, richiami elementari o vezzi innocenti, cui il regista di ha abituato.
Invece, nei volti, sguardi, posture (e pettinature!) è facile ritrovare le forme tipiche della sua filmografia. Quadri da incorniciare, nature morte da bar, da atelier, da marciapiede. Dialoghi minimalisti al limite del surreale, poiché è sul quel confine che, nella realtà, si condensano i sogni. Nel cinema di Kaurismäki Dolcezza Infinita e Amarezza Profonda si osservano, immobili, in silenzio, aspettando che qualcuno dica o faccia qualcosa. Il contatto umano tra chi vede e sfiora solo gli ultimi assume forza e calore specifiche, che il regista sa cogliere come pochi altri.
Grandi interpretazioni dei suoi attori feticci, tra cui spiccano i due personaggi maggiori: la francese Evelyne "Mimi" Didi e il finlandese Matti Pellonpää (scomparso per infarto tre anni dopo questo film, a soli 44 anni), veri amanti di strada, coppia indimenticabile.
Una poetica unica, solida, quella del finlandese, perfetta per il manifesto di una vita bohème gioiosa, anarchica, povera ma indomita, vessata ma, appunto, viva...Di chi la felicità la tocca davvero, per perderla inesorabilmente al bicchiere successivo.
Davvero, "Kauri", non ne possiamo più del tuo splendido cinema.
(depa)

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