Fuga a Nordest

Sul 'Rofum, qualcuno immaginario lo sa, il percorso "Nikita Michalkov" è cominciato qualche settimana fa. La seconda tappa, raggiunta ieri sera nella signorile sala "Carignano", ci ha condotto ad "Oci ciornie" (1987), luogo russo a mezza strada tra dolce fantasia ed amara realtà, dove una cagnetta bianca e due occhi neri si rincorrono...

I presenti, Gianna, il Prof. Sini ed io, si sono appena seduti sui comodi divani e premuto play, che già si trovano ad apprezzare i curati titoli di testa, dove suggestivi disegni bicolori, che paiono fatti a china, introducono all'atmosfera malinconica e sfuggente della pellicola. Poi fa la sue entrata in scena Marcello Mastroianni ed è un piacere osservarlo per farsi un'idea precisa del concetto di "calarsi nel personaggio" (invero il ruolo gli sembra cucito addosso).
Il racconto, partendo da soggetti checkoviani, si affida alla simpatia dei personaggi e alla ricercatezza di interni e paesaggi, con scenografie che catapultano in breve tempo ai primi del '900. Nella seconda parte, i sentimenti s'imporranno.
Come nel successivo "Sole ingannatore", visto di recente, emerge la grande capacità di Michalkov di orchestrare le scene corali, seguendo l'andamento brioso e danzante di un walzer; risultato sono i grandiosi e felliniani momenti d'insieme.
Altro punto di forza della pellicola è l'affascinante curva seguita dalla narrazione, grazie alla quale gli eventi, seppur un po' frammentati, paiono davvero dondolarsi tra i ricordi e le fantasie: schizzi di luoghi ed incontri onirici. Il protagonista, "Romano" Mastroianni dice di essersi perso a causa di "Purezza, onestà e ingenuità", ma ben si sa che è la noia la vera forza centrifuga di un matrimonio costruito sul nulla (tant'è che gli occhi di Romano s'illuminano anche per le baldanze e l'affetto dei suoi stravaganti ospiti).
Sul finire, proprio mentre mi stupivo del cruciale "no" pronunciato da Romano (suo malgrado, sempre uguale a se stesso), ecco che Michalkov non resiste e si gioca una rivelazione più che scontata, gratuita.
Nel complesso, dico che apprezzerei maggiormente un Michalkov privo di sguardi languidi accompagnati da dolci sinfonie, più originale e coraggioso, magari pronto a scardinare qualche dogma caramellato (belin, ma non t'incazzare Nikita, si dice  tanto per...); ma certamente sono miei capricci figli di supponenza e padri di nessun fondamento. Difatti gli altri due spettatori, ben più esperti, a fine serata si son sgranchiti con soddisfazione.
Grazie a tutti per l'ottima serata (cum succulenta cena!).
(depa)

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