Stalin col tutù

Due parole con un collega, lo sapete, possono dar luce a qualunque proiezione. Due giorni fa, in sala Valéry, è stata la volta di "Sole ingannatore" che acceca, stordisce, vivifica e brucia, poiché tradisce. Pellicola scritta e diretta nel 1994 dal moscovita Nikita Mikhalkov, è un melò sociale in cui si mostra come la politica travolga i sentimenti, quindi le vite, dei governati. 

Sullo sfondo di questa produzione franco-russa (Michel Seydoux), i provvedimenti politici di Stalin anni '30, col marasma paranoico che ogni dittatura comporta. Ma sarà un intro fulminea, una scintilla da tenere bene a mente; per il resto, dalla mezz'ora in poi, chi scatenerà gli eventi sarà il rosso fuoco della passione. Il regista gioca col sotterraneo, col non detto, nascosto, taciuto. Il falso di una comunità che diventa mera facciata, su cui non fare affidamento, una menzogna che non teme corse, sorrisi ed abbracci. Nemmeno i momenti di tenerezza tra padre e figlia (la piccola Nadia, figlia reale di Mikhalkov, risulta la figura più riuscita del film), o quelli tra marito e moglie, i più belli messi in scena da Mikhalkov (qui subito defraudati dal racconto bagnato di una prima notte in un canneto, pessimo). E neppure gli attimi d'ilarità condivisa tra familiari, compaesani, amici, allestiti dal regista con discreta sincronia.
Ma, se sul piano formale (fotografia, inquadrature) può risultare rigoroso e interessante, suk narrato il film non prende il volo, tenuto a terra da una retorica per nulla elevata. Per esempio, il racconto allegorico che il giovane narra alla bambina potrebbe intitolarsi "Ovvietà"; non a caso è chiamato subito in soccorso una luce e, per l'ennesima volta, il leitmotiv del film.
Lo strappo al cuore pare ormai inguaribile, ma le tenerezze negli occhi, sorrisi e mani del glorioso colonnello ricordano che, più che la passione ardente, può un amore sincero. All'inverso, la buona idea del furgone smarrito nell'immensa campagna russa, risulta avulsa non tanto dal racconto (semmai questo ne rafforza il lato comico e, seppur blandamente, surreale), quanto dai toni che qua e là vengono utilizzati nei suddetti attimi melodrammatici, dando alla pellicola un andamento disarmonico. Mi sarei aspettato che questo racconto si basasse su qualche romanzo rosa più che mediocre e invece è tutta farina. Quindi per me l'Oscar (film straniero) rimane oscuro. 
Che poi, alla fine della, tra contro, contro-contro e contro-contro-alt spionaggio...è sempre una storia di botte.
(depa)

Auguri Unione Calcio Sampdoria

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