"Gocce di pioggia sulla rugiada"

Inizio di un fine settimana passato a trottolare, l'appuntamento di venerdì scorso agli "Amici del cinema" di via Rolando, proprio a sinistra del tempietto, ha condotto Elena e me nel Giappone fine anni '50, quello dei sorrisi pacati e dei colori pastello. Colori sì: s'intravede un carattere guizzante, spuntano un grattacielo ed un mobile acceso. I "Fiori d'equinozio" (1958) di Yasujiro Ozu sono quelli di una tradizione travolta e bisognosa del braccetto nelle nuove modernità.

L'impianto è il solito: matrimonio squassa minka (...) che porta a galla correnti e scheletri sommersi. L'amarezza (del padre) sintetizzata in riflessioni che possono ferire, ma poi verrà il saké. Musichetta dolce su massaia premurosa. Piccoli passi delicati uniscono con dolcezza i punti familiari. La pace dello spirito può essere scossa pure da un Fujiyama incorniciato (breve ma splendida sequenza della gita in barca ad Hakone).
La malinconia di un passato dai colori più simpatici ("si poteva anche stare meglio sotto le bombe, perché più uniti") e il dolore monocolor di un nuovo distacco. Gli attori di Ozu, una famiglia per cui il Rofum, oramai, prova un certo affetto, sono tutti presenti all'appello. Pure alcune loro reazioni hanno nuova veste: udite udite!, degli incazzati in un film di Ozu. La domanda indiscreta del padre, trattandosi un Ozu, è uno squarcio, una rottura quanto i colori sul bianco e nero. Qualcosa di irrequieto, nonostante tutto intorno sia pace. Difatti un Ozu anomalo che indugia su grattacieli d'uffici e neon luminosi. A sorpresa, saranno i giovani a sapere come farsi trovare pronti. Aiutando i genitori in quello che è "il mestiere più difficile del mondo".
Ozu, sì proprio lui che pare aver posizionato una decina di m.d.p. fisse in cinque o sei luoghi e avervi girato tutti i film (gli appartamenti, gli uffici, i bar possono diventare luoghi ben noti), si conferma purista dell'inquadratura, confezionando preziosi origami colorati, con visuale umile e riservata: come posati sul tatami.
(depa)

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