L'Angelo Azzurro

Visione L:
Di scena, per il mitico cinquantesimo appuntamento ufficiale del nostro Cinerofum, la disperata discesa agli inferi del professor Rath, incapace di far fronte agli attacchi micidiali di una donna che può, con voce, occhi e gambe, ingabbiare il cuore di qualsiasi uomo e torturarlo giorno e notte, senza alcuna possibilità di fuga. Qui non si parla di una bonazza che un maschietto può desiderare per una notte, o mille che siano; Lola Lola non ti fa venire una voglia matta di possederla, di portartela a letto e farci acrobazie che racconteresti al baretto. No, Lola sa tutti i repertori delle sirene, conosce le temperature glaciali dei due poli, ma sa anche scaldarsi a comando, con tutte le vittime che vuole, pubblico o metà malcapitata.
In sala Sbargioff, dopo le prime, ormai consuete, problematiche tecniche, si può partire con la visione del celeberrimo film "L'Angelo Azzurro", dell'austriaco Josef von Sternberg, del 1930. In sala i soliti 6: Albert Aporty, Albert Monzy, Depa, Doris, Elena, Tigre (ripeto il ringraziamento a tutti per la bella compagnia che siamo riusciti a mantenere in tanti mesi); nella nostra rassegna, invece, fanno irruzione due grandissimi del fantastico mondo che ci piace tanto: Marlene Dietrich ed Emil Jannings. Due storie diverse, con un denominatore comune, lasciare un segno indelebile sul loro campo. La berlinese "Lili" Marlene, in pratica agli esordi, sta vivendo il suo anno di grazia che la sparerà sul pianeta delle dive, quelle autentiche. Nello stesso anno, sempre mossa dal suo regista per definizione (sempre von Sternberg), girerà "Marocco", altro colpo assestato sul cuore dei tedeschi, e dei futuri produttori di Hollywood. E' un vero e proprio terremoto: quella sfacciata che, con naturalezza inaudita!, canta e si aggira mezza nuda tra palco e camerino (anche se sembra che, privatamente, fosse molto meno "lanciata"), facendo a brandelli chi si soffermasse sul suo sguardo, ha scosso tutti (pure quell'ubriacone dell'Adolfo, ma non c'è trippa nemmeno pe' i ratti!). Non è bella come altre che verranno (restando in tema di rassegna al femminile, per esempio, Brigitte Bardot), non ha un seno che ne parli per forza, ha gambe dritte e ben scolpite, ok, ma non basterebbe:è una diva, ha quel qualcosa che solo un gran film può esaltare. Al Tigre e a me viene in mente la Moreau...
Personalmente, ma non fatevi venire idee sbagliate, chi mi ha impressionato maggiormente in questo film è stato lo svizzero (di Rorscach) Janning, alias Prof Rath. E' lui che incarna l'espressionismo tedesco, lo amplifica a meraviglia, rendendo potente ogni emozione, ogni reazione. E' lui che, trascinandosi tra le linee curve e le diagonali delle case tedesche (fantastica scenografia), ci lascia un senso di vuoto, di "male di vivere" che, probabilmente, il protagonista del film spesso ha incontrato già prima del fatale incontro con la cabarettista Lola-Lola. Ma Lola (anzi, la Dietrich!) rende tutto più pesante più, importante, qualunque sentimento. Se il caso vuole che il prossimo sia l'amore, allora chiunque sarà vittima sacrificale. La sequenza finale è da brivido. Il "chicchiricchì" del professor di liceo è straziante, tragica sintesi di tutto ciò che un animo debole può subire. E non è mero refuso di un teatro antico. L'opposto, vi ho intravisto un cinema che, con uno shock, si è reso conto di quanto possa portarti su su, più in alto di tutto: per poi mollare la presa. E lì, in caduta, sei completamente solo, finalmente.
Grandi tutti. Cinema superbo.
(depa)

4 commenti:

  1. sottoscrivo, bellissimo editoriale! Mah, Depa, noto un netto miglioramento nelle tue capacità letterarie. C'è qualche trucco?
    :P
    ciao

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  2. Faccio anch'io il mio ringraziamento.
    Grazie al Director Depa che ci ha regalato qualcosa come 90 editoriali.
    Credo che il pubblico di questo piccolo e sconosciuto blog, sia tra i più fortunati dell'intera rete. Grazie.

    Perseveriamo, anche se diabolico....

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  3. Bel film, bella trama e ottima interpretazione dei due protagonisti. Ancora una volta la Settima "rende omaggio" al lato diabolico del genere femminile e questa volta a lasciarci le penne è il professor Roth che dopo una pesantissima umiliazione (vero: straziante quel "chicchirichì") va a morire sulla sua amata cattedra, la sua realizzazione, la sua vita, messa da parte per Lola Lola... Gravisssssssimo errore prof!

    Ps: tre anni dopo, caro Tigre, definire una qualunque cosa "a cinque stelle" ha assunto un significato meraviglioso per qualcuno, inquietante per altri... :)

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