Extra: La cinese "godarda"

Che storia il cinema! Già rischiai la prima volta che invitai al cinema la ragazza con cui "cammino" ormai da quattro anni, sottoponendola ad un "grande capo" vontrierano che la lascio alquanto perplessa (soprattutto su di me); e adesso? Ora, per tirarla a me ancora per un po', non sono riuscito a fare di meglio che proporle un'eccezionale serata a tema: la Cina. Quindi? Cinese sotto casa, "Drago d'oro" (mitico luogo d'incontro del trio delle meraviglie: io, lei, Zippa; che serata leggendaria nel gennaio 2007!) e di corsa all'"Oberdan" dove, a pennello, viene proiettato "La cinese" del profano Jean-Luc Godard, 1967 (qui la data ha un particolar peso).
E, si badi bene, conoscendo un po' tutti i miei animaletti della fattoria, ho chiesto un rassicurante nulla osta a mia madre, la quale, oltre che conoscitrice della "Settima", ne dovrebbe sapere anche di Psyche & Dintorni, dato il cursus professionale. Ho letto un po' da wiki e dal Farinotti..."boh, sembra tutto tranqui'" auto-paccandomi sulla spalla (mi assicurano che "tra un gruppo di giovani maoisti, una ragazza decide di voler passare all'azione". Cena allegra, si arriva in sala; ed inizia la pellicola...
Che colori, che fotografia, wow anche simpatica questa introduzione degli amici dell'Oberdan! Che chicca che hanno voluto regalarci prima del film!".
Passano i minuti...le mezz'ore...niente. E' questo il film.
Ora, davvero, complice la Tsing-Tao introduttiva ed il vino bianco cancaro di quel "Drago" là, devo dire che il mio entusiasmo era tanto; se non fosse che, di pari passo, anzi, proprio accanto a me, crescesse la paura...che questo non fosse il film più indicato per una serata galante.
Godard è un grande ma per capire come approcciare questo "film" potrebbe aiutarvi leggere la mia recensione di "Due o tre cose che so di lei"...
Non so se questo "La cinese" si possa definire film. Posso consigliarne la visione lontano dai pasti e dalle consorti. E' un'altra elucubrazione, questa volta politica, del grande francese sul comunismo a matrice maoista, così come fu percepito in Europa, nel caso particolare da un gruppo di giovani parigini. Il film, nel delirio di colori, suoni e motti ci consegna anche un Jean-Pierre Léaud ("I 400 colpi") ormai grandicello, fidanzato con Anne Wiazemsky che non fa più la refiosa abbracciata ai dolci asini bressoniani. Grande lo schermo, piccolo il mondo. Però questi due ora, a pochi passi dal '68 che tutto cambiò, non trovano niente di meglio da fare che chiudersi in casa e discutere sui problemi politici che avvinghiano i Testi e i modi di interpretarli.
Non ha senso (su questo blog!) addentrarsi nei contenuti, ma ha senso, sicuramente, cogliere la vivacità di un regista che inventava ad ogni cambio inquadratura (con la supervisione, nella stanza accanto, del "padre" Ejzenštejn).
Bella esperienza cinematografica, preparatevi però.
(depa)

ps: scusa Ele :(, come già promesseo, giovedì prossimo Shrek5 3D, e pop-corn JUMBO!!

Nessun commento:

Posta un commento