Non per soldi...ma per denaro

Riunione XXXXVI:
Grande Cinerofum, sempre grandi appuntamenti! In quattro (io, Elena, Tigre, Doris) ad assistere all'ingresso, nelle nostre sale, del maestro della commedia americana: Billy Wilder. Al ricevimento, tenutosi in sala Sbargioff, erano tutti in fibrillazione poiché, per l'occasione, il regista polacco Samuel Wilder ha deciso di mettere insieme, per la prima volta, la coppia che riceverà applausi e risate di sottofondo per molti e molti anni.
Sino a quando se ne staranno là, a Westwood, l'uno a fianco all'altro, fermati a distanza di un anno dal medesimo "Stop!". Tumore.
Grandi, Walter Matthau e Jack Lemmon, sempre assieme. Questo film segna, come detto, l'inizio della grande avventura dei due attori a reggersi le battute l'un l'altro (e, già di per sé, questa è un'intuizione che, al regista naturalizzato americano, dovrebbe valere l'Oscar). E' anche, siamo nel 1966, l'ultimo film in bianco e nero di Wilder.
Detto questo il film permette di trascorrere due orette all'insegna del buon umore e di qualche smorfia strana dello spettatore che, suo malgrado, sarà obbligato a mettere a fuoco qualche difettuccio di fabbrica dell'animale uomo, così attaccato ai soldi da essersi dimenticato di averli inventati lui. E' vero che il cinismo, ingrediente che sempre contraddistingue le opere di Wilder, viene addolcito dal finale, ma il quadro d'insieme dei biechi stimoli umani rimane cupo, allarmante.
Caro 'rofum, ce ne spareremo altri del buon vecchio Billy, ma intanto guardati questo suo.
Sgnaps
(depa)

1 commento:

  1. Una sceneggiatura po’ meno audace nel susseguirsi degli eventi e delle emozioni, rispetto ad altri lavori di Billy Wilder che ho visto in precedenza, ma in compenso la coppia Walter Matthaus & Jack Lemmon è da Oscar, almeno quanto Wilder per la scelta di averli messi insieme.
    Walter dà il ritmo, un ritmo tosto, questo sì alla Wilder: le sue battute sono sempre rapide, precise e graffianti, quale dev’essere il suo personaggio Willie, e quando è stato per un po’ “fuori dai giochi” e la commedia sta perdendo di ritmo, seppur non di gradevolezza ed eleganza, rientra in scena: “zitta mamma!!!” e riapre le danze. Geniale. Se la prestazione di James Cagney in “Uno, due, tre” è stata paragonata da Depa, paragone sottoscritto da me, ad un rap della recitazione in stile J.Ax in “Fotti la censura”, qui ci troviamo ad ascoltare un rap della West Coast americana: meno forsennato, ma dalla metrica sopraffina.
    Jack Lemmon, anche se sulla carta è il protagonista, ad onor del vero, in questa pellicola fa da spalla a Matthaus dandogli il la nei tempi giusti, dialogando (litigando) con lui tenendo perfettamente il suo ritmo e rallentandolo quando, con Matthaus fuori scena, ci sta far prendere un po’ di fiato allo spettatore con una spruzzatina di buoni sentimenti. Lui è il buono della commedia e quindi, c’è poco da fare, un po’ meno comico, ma in “Prima pagina”, per esempio, i ruoli si invertiranno e sarà più Jack Lemmon che Walter Matthaus, come si conviene tra due veri “gemelli del gol”.
    Riassumendo: una fenomenale coppia di attori (la più grande della commedia americana?), diretti da un grande regista, rendono piacevole e spassosa una sceneggiatura non troppo audace.
    Ps: ma c’è un errore di montaggio? …

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